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Superlatitante arrestato, Gratteri: “Preso grazie ad intercettazioni, quelle che si dice non servano”

Nella mattinata di oggi 27 aprile a Genova è stato arrestato il super latitante di ‘ndrangheta Pasquale Bonavota. A Fanpage.it spiega come è stato possibile l’arresto il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.
Intervista a Nicola Gratteri
Procuratore di Catanzaro
A cura di Giorgia Venturini
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A sinistra il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e a destra l'ex latitante Pasquale Bonavota
A sinistra il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e a destra l'ex latitante Pasquale Bonavota

Dopo l'arresto del super latitante Matteo Messina Denaro, sono scattate le manette anche per Pasquale Bonavota inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità perché a capo di una cosca di ‘ndrangheta. I carabinieri dei Ros lo hanno arrestato nella mattinata di oggi 27 aprile a Genova: era l'ultimo indagato ancora in libertà che rientra nell'inchiesta Rinascita-Scott coordinata dal Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

In manette Pasquale Bonavota
In manette Pasquale Bonavota

Le indagini dei Ros avevano scoperto che la cosca Bonavota, rientrante nella locale di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio (Vibo Valentia), si affidava a Pasquale Bonavota per promuovere l'organizzazione criminale. L'ex latitante è ritenuto responsabile dei delitti di partecipazione ad associazione mafiosa. A coordinare le indagini è stato il procuratore Nicola Gratteri che a Fanpage.it ha spiegato come è avvenuto l'arresto.

Come siete arrivati a Bonavota?

Siamo arrivati a scoprire che si nascondeva a Genova grazie alle intercettazioni telefoniche, quelle che si dice non servano. Sono serviti pedinamenti, grande studio dei telefoni e delle chat. Così siamo riusciti a risalire ai profili di tutti i suoi favoreggiatori.

Chi lo proteggeva a Genova?

Aveva delle persone vicine, ma lui si nascondeva anche all'estero. Come in Francia. Siamo riusciti ad arrestarlo dopo mesi che lo seguivamo.

Da latitante lui era sempre al comando della cosca? 

Era una persona al vertice dell'organizzazione criminale e non per questo era il primo della lista dei super latitanti in Italia. Un capo non può stare fermo, deve continuare a muoversi e a gestire gli ‘affari', se no perde il potere all'interno della cosca.

A gennaio è stato arrestato Matteo Messina Denaro e ora Bonavota, sono segnali molto positivi per l'Italia. Come si raggiungono questi risultati?

Questi successi sono il frutto del lavoro di ogni giorno. Mi affido a una squadra molto ben collaudata composta dai militari dei Ros e da tanti altri professionisti di altissimo livello. Nel mio ufficio ci sono anche giovani sostituti procuratori che sono molto preparati e motivati. È una grande squadra, ci conosciamo benissimo e ognuno sa cosa deve fare.

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