Suora stuprata abbandona la figlia, poi ci ripensa: per la Cassazione può riaverla
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La Corte di Cassazione ha revocato la procedura di adozione per la figlia di una suora che al momento del parto non aveva voluto riconoscere la sua bambina. La donna, una congolese di 43 anni, era rimasta incinta dopo essere stata stuprata da un sacerdote, anche lui del Congo. Al 73esimo giorno dalla nascita della bambina ha ripensato alla sua decisione e ha fatto ricorso alla Cassazione per riavere la piccola: i giudici le hanno dato ragione e hanno stabilito che il rifiuto iniziale, data anche la particolare situazione psicologica della suora, non può fare perdere il “diritto alla genitorialità”. Della ormai ex suora si sa che, dopo aver preso i voti nel 1996, era venuta a studiare teologia in Italia e che nel 2011, a seguito della violenza sessuale, era rimasta incinta. Aveva deciso di abbandonare la figlia subito dopo la nascita per far ritorno nella Congregazione di suore di cui faceva parte. Ma la Congregazione le aveva detto che non poteva più rientrare.
Ora la donna potrà rivedere sua figlia – Nel passaggio da una fase all'altra, così il giudice del precedente grado di giudizio, per la suora era stato registrato "uno stato di disorientamento e di incapacità di scegliere e di volere, dal quale era uscita con la consapevolezza del suo nuovo status, che essa desiderava ed era in grado, se pur con i dovuti accorgimenti e supporti, di vivere”. La Corte d'appello, nel giugno 2013, aveva dichiarato lo stato di adottabilità della bimba che, al momento della nascita, era stata iscritta nei registri dello stato civile del comune di Pesaro. La religiosa ha poi fatto ricorso contro questa decisione. E la Cassazione alla fine le ha dato ragione, revocando la procedura di adozione e permettendo alla donna di rivedere la bambina.