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Suoceri uccisi a colpi di ascia, 40enne si difende in Tribunale a Sassari: “Mi aveva parlato male”

Fulvio Baule è sotto processo per il duplice omicidio dei suoceri Basilio Saladdino e Liliana Mancusa, uccisi sotto la loro casa a Porto Torres nel febbraio dello scorso anno.
A cura di Antonio Palma
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Non nega di aver ucciso i suoceri a colpi di ascia ma in Tribunale oggi Fulvio Baule ha cercato di giustificare il suo efferato gesto come una reazione. Il 40enne sardo di Ploaghe, nel febbraio dello scorso anno ha assassinato il padre e la madre della moglie da cui si stava separando, ferendo gravemente la stessa consorte dopo una lite davanti al palazzo dove viveva la coppia.

“Ho perso la testa perché mio suocero mi ha parlato male e mi è saltato addosso” ha raccontato l’uomo ai giudici, presentandosi oggi in tribunale davanti alla Corte d'assise di Sassari dove ha parlato per la prima volta dall’inizio del processo. Rilasciando dichiarazioni spontanee al processo con giudizio immediato che lo vede imputato per il duplice omicidio dei suoceri Basilio Saladdino e Liliana Mancusa, l’uomo ha sostenuto di essere stato aggredito dalla vittima e di aver perso la testa prendendo poi l’ascia che aveva nel bagagliaio della sua auto.

L’imputato e la moglie erano in fase di separazione, anche se formalmente vivevano ancora insieme, e i rapporti con la ex compagna e la famiglia di lei erano molti tesi quando si sono consumati i fatti. L’uomo si fermava spesso a Porto Torres, nell’abitazione dei suoceri per vedere i figli, due gemelli di un anno. Così era stato anche la sera del 26 febbraio dello scorso anno quando il muratore di Ploaghe, al culmine di una lite familiare, si è scagliato contro i suoceri e la moglie, colpendoli con un’ascia e lasciandoli in una pozza di sangue a terra.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo prese un'ascia dalla sua auto e colpì alla testa prima il suocero, uccidendolo sul colpo, poi la moglie e infine la suocera prima di scappare dal luogo. "Stava a cavalcioni sul corpo del signor Saladdino e continuava a colpirlo con l'ascia anche mentre era inerme a terra" hanno raccontato i testimoni in aula durante il processo. Entrambe le donne furono poi portate in ospedale in gravissime condizioni. Liliana Mancusa morì in ospedale dopo un mese di coma mentre la figlia Ilaria Saladdino si è slavata dopo le cure dei medici.

Il 40enne era poi scappato, abbandonando per strada i due figli gemelli di un anno che erano in auto durante la strage. Poco dopo però si era costituito ai carabinieri che lo stavano cercando, confessando il delitto. A processo contro di lui si sono costituiti parte civile anche i familiari delle vittime. Il processo proseguirà nelle prossime settimane con le deposizioni di altri testi dell'accusa.

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