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Suicidio in carcere a Torino, la madre di Azzurra Campari: “Mi disse ‘Mamma non ce la faccio più'”

Azzurra Campari a 28 anni si è suicidata nel carcere di Torino. Si trovava nella struttura da poco più di due settimane, ed era noto che avesse avuto in passato problemi che avevano richiesto il sostegno del Serd. La madre ha confidato alla sua avvocata: “Aspettavo di incontrarla al colloquio la prossima settimana”.
A cura di Luca Pons
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Azzurra Campari si è tolta la vita a 28 anni, nel carcere di Torino, impiccandosi. La sua morte è stato il secondo suicidio nella struttura di detenzione di Torino nel giro di poche ore dopo la morte della detenuta che ha smesso di mangiare e bere e si è lasciata morire. Ma è stato anche il terzo nell'ultimo mese e mezzo, il quinto dall'inizio dell'anno. La madre di Azzurra, Monica, 50 anni, avrebbe racontato alla sua avvocata: "Aspettavo di incontrarla al colloquio la prossima settimana. Ero molto preoccupata per le sue condizioni: l’ultima volta che ci siamo parlate in  videochiamata mi aveva detto: ‘Mamma non ce la faccio più‘".

Azzurra Campari era originaria di Riva Ligure, un piccolo Comune di poco meno di 3mila abitanti, in provincia di Imperia, dove era cresciuta con il fratello e la madre. In passato aveva frequentato l'istituto alberghiero, anche se aveva lasciato gli studi dopo tre anni. Poi aveva lavorato saltuariamente come aiuto cameriere e come aiuto cuoco nei locali del suo paese.

Era detenuta da circa tre mesi: la condanna era arrivata il 27 aprile perché aveva accumulato delle pene per reati come ricettazione, danneggiamento a seguito di incendio e oltraggio a pubblico ufficiale. Secondo quanto ricostruito, si trattava soprattutto di furti di piccola entità, in molti casi commessi tra il 2013 e il 2014, legati soprattutto ai suoi problemi che l'avevano portata a ricevere aiuto dal Serd, Servizi per le dipendenze patologiche. Un problema noto, così come il fatto che Campari in passato avesse già tentato di farsi del male.

La giovane si trovava a Torino da poco: 15 giorni, mentre prima era stata nella casa circondariale di Genova-Pontedecimo. Nel carcere piemontese era ricoverata nell'Astm, l'Articolazione dedicata alla tutela mentale. Qui avrebbero dovuto esserci controlli costanti, con videocamere e due controlli medici al giorno.

Dopo il trasferimento la madre aveva tenuto i contatti, vedendola in videochiamata e incontrandola di persona in un'occasione. La settimana prossima sarebbe arrivato un altro colloquio. L'avvocata della famiglia, Marzia Ballestra, ha dichiarato: "Non sappiamo ancora se verrà disposta l'autopsia, né quando la salma verrà restituita alla famiglia". Ballestra seguiva la giovane da tempo: "Azzurra era una ragazza che doveva essere seguita con particolare attenzione, perché era in una situazione di difficoltà. E la situazione era nota a tutti".

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