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Talebani a Kabul: le ultime news sull'Afghanistan

Sui profughi afghani l’Europa si presenta divisa e rischia una nuova crisi migratoria

Secondo l’Unhcr, entro fine anno mezzo milione di persone avranno lasciato l’Afghanistan in mano ai talebani per trovare una nuova vita e molti di loro intraprenderanno quell’orribile rotta balcanica per arrivare in Europa. Una sfida non facile a cui però l’Unione Europea per ora arriva già divisa tra il fronte del no e di chi chiede di agire subito senza aspettare di avere grandi flussi migratori alle frontiere.
A cura di Antonio Palma
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Se la partenza dell'ultimo aereo statunitense dalla Kabul in mano ai talebani ha rappresentato la fine della presenza occidentale in Afghanistan, per l'Occidente e l'Europa in particolare significa l'apertura di un nuovo e non meno difficile scenario da affrontare: quello dell’emergenza umanitaria dei rifugiati che scappano da un regime sanguinoso e che, secondo l'Onu, a centinaia di migliaia potrebbero ora bussare alle porte dell'Ue per chiedere asilo. Secondo l'Unhcr entro fine anno infatti fino mezzo milione di persone  avranno lasciato l'Afghanistan per trovare una nuova vitae molti di loro intraprenderanno quell'orribile rotta balcanica per arrivare in Europa. Una sfida non facile a cui però l'Europa per ora arriva già divisa tra la paura di una nuova migrazione di massa e la voglia di dare assistenza a chi è in fuga. Una divisione che è andata in scena già dal Consiglio straordinario Ue dei 27 Paesi a cui hanno partecipato i ministri europei degli Interni e degli Esteri proprio per discutere un approccio comune suoi profughi afghani.

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Diversi sono i Paesi del Vecchio continente che si sono opposti all'accoglienza dei rifugiati durante il vertice, dall'Austria alla Danimarca passando per Lussemburgo e Repubblica Ceca, e lo stesso documento finale del summit, pur con un tono meno netto rispetto alle premesse della vigilia, conferma la spaccatura in Ue. "Il messaggio più importante da inviare agli afgani è: restate là, e sosterremo la regione affinché vi aiuti”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta i ministri dell’Interno di Austria, Repubblica Ceca e Danimarca, aggiungendo: "Siamo pronti ad aiutare, ma la questione deve essere risolta nella regione. Non vogliamo alimentare speranze che non possono essere soddisfatte. Non dobbiamo fare gli stessi errori del 2015. Prima di tutto dobbiamo sostenere i Paesi vicini in modo migliore di come sia stato fatto in passato. I confini sono molto importanti e questo elemento è mancato nel 2015. “Non possiamo criticare i Paesi che stanno sostenendo i confini europei come fatto nel 2015”. Sulla linea della minore accoglienza anche il Lussemburgo: "Non possiamo prendere tutti" gli afghani ma "possiamo accettarne un certo numero. Possiamo almeno aprire la porta, affinché la Commissione possa fare delle proposte".

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A favore di una accoglienza più ampia per i rifugiati afghani, invece, arriva da Germania, Francia e Italia, anche se con i dovuti distinguo. Se la Germania chiede di non parlare mai di quote per non "innescare un effetto calamita", la Francia invece ha proposto "il modello siriano-turco". "È giusto che ci siano discussioni tra Paesi, ma occorre coerenza tra l’accoglienza dei rifugiati e la fermezza nei controlli. Occorre mettersi d’accordo su questi tre temi: sicurezza, controllo dell’immigrazione irregolare e accoglienza dei rifugiati”, ha spiegato il ministro dell'interno francese sottolineando la necessità di “registrare tutte le persone che arrivano sul continente europeo”. Per il nostro ministro Luciana Lamorgese serve "un approccio ordinato e completo degli arrivi degli afghani partecipando anche all'accoglienza di persone che fuggono da situazioni difficili".

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“Dobbiamo evitare una crisi umanitaria, una crisi dei migranti e minacce alla sicurezza. Dobbiamo agire tutti insieme ora e non aspettare di avere grandi flussi migratori alle nostre frontiere, o terroristi più forti” ha spiegato la commissaria europea agli affari interni Ylva Johansson. L'unico punto di unione però al momento è quello che parla di sostegno ai Paesi terzi e vicini all’Afghanistan che sosteranno in prima battuta la massa di persone in fuga. “L’Ue rafforzerà il suo sostegno ai Paesi terzi, in particolare ai Paesi vicini all’Afghanistan e di transito, che ospitano un gran numero di migranti e rifugiati, per rafforzare le loro capacità di fornire protezione, condizioni di accoglienza dignitose e sicure e mezzi di sussistenza sostenibili per i rifugiati e le comunità di accoglienza” recita infatti il documento comune. L'appuntamento non ha però segnato punti concreti e tutto è stato rinviato a un’altra riunione a settembre. “Un forum sul reinsediamento per discutere le priorità concrete con gli Stati membri e fornire soluzioni sostenibili agli afghani più vulnerabili, in particolare le donne e bambini, ma anche attivisti per i diritti umani, giornalisti, avvocati” ha scritto in un tweet la commissaria europea Johansson. “Collaboreremo insieme agli altri leader globali su un approccio coordinato a percorsi sicuri e legali per il reinsediamento”, ha aggiunto la commissaria Ue.

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