Subisce operazione di routine e muore: medico indagato a Foggia
Un uomo di 46 anni si sottopone ad un intervento di routine e muore due giorni dopo: accade agli Ospedali Riuniti di Foggia, il medico è iscritto al registro degli indagati. La vittima, Saverio Corvino, 46enne, si era sottoposto ad un intervento chirurgico per una diverticolite. Si tratta di un’operazione di routine simile ad un day hospital, per cui nulla lasciava presagire il peggio. L’uomo subì l’intervento il 15 dicembre scorso, per morire due giorni dopo, il 17 dicembre: in preda a un malore, fu ricoverato, ma ogni tentativo di salvarlo risultò vano. La magistratura ha iscritto il medico che ha eseguito l’intervento chirurgico al registro degli indagati, potrebbe trattarsi di un caso di malasanità. Dagli Ospedali Riuniti, però, nessun allarme: sono convinti che l’operazione non abbia collegamenti con il decesso del paziente.
La morte dopo l'intervento
Saverio si era recato presso gli Ospedale Riuniti di Foggia per un intervento chirurgico considerato così semplice da entrare quasi nel novero delle operazioni di routine, come un day hospital. Il paziente accusava un’infiammazione ai diverticoli. Il giorno dopo l’intervento Saverio era già a casa, e siamo al 16 dicembre scorso. Solo ventiquattr’ore dopo, però, il 46enne accusava un forte malore, e i familiari decisero di farlo ricoverare, nuovamente agli Ospedali Riuniti. Quel giorno, però, per Saverio non ci fu più nulla da fare: morì nonostante i disperati tentativi dell’equipe medica.
L'inchiesta sulla morte del paziente
Sulla morte di Saverio Corvino, 46 deceduto due giorni dopo aver subìto un intervento ai diverticoli, la procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta, inviando al medico un avviso di garanzia. I magistrati precisano che si tratti di un atto dovuto per tutelarle le parti in causa, ma dall’ospedale non arriva alcuna preoccupazione. L’avvocato del medico che ha eseguito l’intervento, Michele Curtotti, spiega: “Siamo sereni e tranquilli perché siamo fiduciosi che l’accertamento endoscopico effettuato dal mio assistito non abbia nulla a che fare con la morte del paziente”. Dopo il decesso dell’uomo, i familiari avevano denunciato il caso alla magistratura, che ritenne opportuno aprire l’inchiesta, avvalendosi di tutti i documenti e della cartella clinica relativa all’intervento subìto. Potrebbe trattarsi di malasanità: un recente report traccia un grafico tragico a tal riguardo, soprattutto per il sud Italia.