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Stupro Firenze: le accuse contro i due carabinieri si aggravano. Il racconto delle ragazze

Diffusi i verbali con le testimonianze delle due studentesse. Presente anche il testo della drammatica telefonata delle giovani americane alla polizia: “Violentate, venite a prenderci”. Nel frattempo si aggrava la posizione dell’appuntato Marco Camuffo, di 47 anni: avrebbe stuprato la giovane “con violenza”.
A cura di Biagio Chiariello
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Si tornata a parlare della presunta violenza sessuale ai danni delle due studentesse americane da parte di due carabinieri in servizio. La Nazione e Repubblica hanno pubblicato i verbali della procura con le testimonianze e il racconto delle due giovani vittime. “Venite a prenderci per favore, violentate dalla polizia, polizia, macchina, la casa”. Sono le parole, in un italiano stentato e in stato di choc, pronunciate all’operatore del 113 da una ragazza anglosassone nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 settembre. La telefonata parte dal numero 16 di borgo Santi Apostoli. La polizia trova la più giovane (19 anni) in stato di choc e l'altra (21enne) che piange a dirotto. Le ragazze raccontano di essere state abusate da due poliziotti conosciuti nel locale Flò, dove hanno passato la serata. Si tratta dell'appuntato Marco Camuffo, di 47 anni, e il carabiniere scelto Pietro Costa, di 32: dopo essere intervenuti alla discoteca per sedare una rissa,  hanno fatto salire sull'auto di servizio le due studentesse che a quell'ora — erano passate le 2 — non riescono a trovare un taxi, e le hanno accompagnate a casa. Poi all'interno del palazzo si consumano rapporti sessuali con loro. Rapporti ammessi dai due militari, che parlano però di consensualità.

Le testimonianze dei due carabinieri

L’appuntato Camuffo ha dichiarato: “Siamo intervenuti al Flò per una rissa. Dopo l’intervento il titolare del locale ha invitato i militari a prendere un caffè. Si sono avvicinate le ragazze che avevano bisogno di un taxi per tornare a casa. Non sembravano ubriache. Dopo alcuni tentativi falliti io e il mio collega ci siamo offerte di portarle a casa con l’auto di servizio. Una volta entrati nel portone ho visto che il mio collega si stava baciando con la ragazza dal vestitino rosso. A quel punto anche io e l’altra ragazza ci siamo baciati. Loro sono saliti in ascensore, noi a piedi. Giunti al terzo piano una delle ragazze aveva aperto la porta di casa ma l’aveva subito richiusa dicendo che non si poteva entrare. Mentre il mio collega e la ragazza sono scesi giù dalle scale io e l’altra abbiamo avuto un rapporto sessuale sul pianerottolo. Alla fine la ragazza mi ha chiesto il numero di telefono annotandolo su WhatsApp”.

Pietro Costa spiega: “Camuffo mi ha detto che potevamo accompagnarle noi a casa. Sono salite a bordo ma non abbiamo informato la centrale operativa. Una volta in Borgo Santi Apostoli la ragazza bionda mi ha invitato a salire a casa, mi ha preso per mano e entrando nell’androne mi ha baciato. È stata l’amica a dirle che non potevamo entrare in casa. In ascensore — racconta — c’è stato un rapporto sessuale e alla fine le due ragazze sono entrate tranquillamente in casa. Non mi sembravano ubriache, non ho sentito puzza di alcol”.

Come si è consumato il presunto stupro

L’iter giudiziario della denuncia sta proseguendo e in questi giorni il giudice per le indagini preliminari di Firenze Mario Profeta deciderà sulla nuova richiesta di incidente probatorio presentata dalla pm Ornella Galeotti, titolare dell’inchiesta.  Il gip parla di “indizi gravissimi” ai danni dei due militari e ritiene “estremamente verosimile l’ipotesi che i rapporti sessuali siano stati consumati contro la volontà o comunque senza un consapevole valido e percepibile consenso delle due ragazze. I due carabinieri, in contrasto con le regole note anche alla più inesperta recluta, hanno utilizzato l’auto di servizio per accompagnare due civili. E dopo averle fatte entrare nel portone hanno avuto un approccio sessuale”.

Accuse sempre più gravi

Le due presunte vittime avevano ancora un tasso alcolemico superiore a 1,5 mg/l quella sera. I pm Merlo e Galeotti sostengono quindi che i due militari abbiano approfittato dell'alterazione psico-fisica delle giovani. L'atto sessuale tra Costa e la 19enne sarebbe avvenuto in ascensore. Camuffo, la cui posizione indiziaria sarebbe più grave, avrebbe invece costretto la 21enne ad inginocchiarsi e consumare l'atto sessuale spinta contro un davanzale. Non gli credono i pm, che infatti gli contestano non solo di aver profittato delle condizioni psico-fisiche della studentessa ma anche di aver agito con violenza, costringendola a subire atti sessuali. Mentre al collega più giovane viene contestato "soltanto" di aver abusato delle condizioni di semi-incoscienza in cui si trovava l'altra studentessa.

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