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Stupro di Palermo, la legale della vittima: “Gli imputati non hanno mai chiesto scusa, nessun pentimento”

A Fanpage.it parla Carla Garofalo, l’avvocata della 19enne vittima dello stupro di Palermo avvenuto il 7 luglio dello scorso anno. La Procura ha chiesto 12 anni di reclusione per 5 imputati, 10 e 8 mesi per il sesto. “Non solo non c’è stato alcun pentimento, non si sono nemmeno resi conto del danno enorme che hanno fatto a questa ragazza”, ha spiegato la legale.
A cura di Eleonora Panseri
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"Ieri si è tenuta la requisitoria del pubblico ministero, alla quale noi ci siamo associati come parti civili condividendone i contenuti. Poi sono state formulate le richieste di condanna".

A parlare a Fanpage.it è Carla Garofalo, l'avvocata della 19enne vittima dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo il 7 luglio 2023. La violenza si era consumata in un cantiere abbandonato del Foro Italico.

L'accusa ha chiesto 12 anni di reclusione per 5 dei 6 imputati; 10 anni e 8 mesi per il sesto.

È stato tenuto conto dell'aumento di pena per le aggravanti e della riduzione di un terzo per il rito abbreviato. Il settimo giovane coinvolto, minorenne all'epoca dei fatti, è già stato condannato a 8 anni e 8 mesi.

Avvocata Garofalo, cosa è successo ieri in aula?

Ieri si è tenuta la requisitoria del Pubblico ministero, alla quale noi ci siamo associati come parti civili condividendone i contenuti. Al termine della requisitoria la Procura ha quindi formulato le sue richieste di condanna.

Dopo abbiamo parlato noi parti civili e io ho voluto insistere sulla mancanza di pentimento degli imputanti. Anzi, in quest'anno c'è stato un crescendo delle accuse nei confronti della mia assistita. Nelle precedenti udienze si erano anche dichiarati innocenti, contraddicendo tutte le intercettazioni.

Quando sono stati convocati in caserma nel mese di agosto dell'anno scorso, per esempio, mentre aspettavano di essere sentiti, commentavano la violenza, non solo confessandola, ma dando una serie di particolari e facendo considerazioni volgari e pesanti nei confronti della ragazza.

Sono state captate anche le loro conversazioni telefoniche, nelle quali ammettevano i fatti e li commentavano. Ma, a distanza di un anno, quando sono stati ascoltati in aula, hanno detto tutto il contrario.

Nella mia arringa ho sottolineato che, non solo non c'è stato pentimento, ma anche che in quest'anno di carcerazione non si sono nemmeno resi conto del danno enorme che hanno fatto alla vittima.

In più, hanno continuato a sostenere tutti la stessa tesi, di non aver commesso il fatto, rimanendo compatti e dimostrando di essere ancora un branco, come lo sono stati il 7 luglio 2023.

Uno di loro in aula ha letto una lettera in cui non ha chiesto scusa alla vittima, ma alla propria madre, alla sorella e alla fidanzata.

Come sta la sua assistita? Vi siete sentite?

Ci vediamo e sentiamo spessissimo. È una ragazza che ha voglia di riprendersi, sta tentando di portare avanti la sua vita meglio che può.

La pm ha parlato di Palermo come di una "città feroce e senza occhi", lei cosa ne pensa?

Episodi di questo tipo avvengono in tutte le città del nostro Paese e credo che siano connessi a una subcultura nella quale il maschilismo trova un grandissimo spazio. Basti pensare a tutti i femminicidi che avvengono, da Nord a Sud.

Il punto è che viviamo in una società malata che fornisce input ai giovani che sono molto distanti da quelli che possono creare una vera crescita nel loro modo di concepire la società. Per me è questo il punto, credo veramente che in certi ambienti ci sia davvero una mentalità retrograda.

In aula si è parlato anche del fatto che nessuno ha tentato di aiutare la ragazza mentre veniva portata via dal gruppo. 

Sì, nonostante fosse luglio e si trovasse in centro storico dove c'era molta gente. Solo due donne sono intervenute e hanno telefonato al suo fidanzato quando, dopo la violenza, l'hanno trovata esanime su una panchina. Lei ricorderà le immagini che sono diventate un po' ‘la copertina' di questo processo.

Si vedeva che questa ragazza veniva portata via quasi a forza, io ho paragonato la situazione a quella di un plotone di esecuzione che accompagna un condannato a morte. E nessuno si è insospettito di questa situazione. Però, devo riconoscere il merito a queste due donne che si sono prodigate per allertare il fidanzato.

Questo fatto potrebbe essere un monito a prestare maggiore attenzione a ciò che accade intorno a noi e a intervenire?

Assolutamente sì. Credo che la cosa più sconvolgente di questa nostra società è che quando si assiste a fatti cruenti di qualunque genere, si ritiene sempre che non possano mai toccarci. Ma non è vero, si tratta di situazioni che possono succedere a chiunque. Basti pensare a quella povera ragazza che è uscita a mezzanotte ed è stata accoltellata (Sharon Verzeni, ndr). Serve sicuramente più attenzione sociale.

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