Stupro di gruppo a Palermo, inizia il processo per i sei ragazzi: branco vuole risentire la vittima
È cominciato questa mattina, 19 aprile, il processo per lo stupro di gruppo avvenuto il 7 luglio 2023 al Foro Italico a Palermo. La vittima della violenza, all'epoca 19enne, non è presente all’udienza preliminare. La giovane, attraverso il suo avvocato, Carla Garofalo, ha chiesto di costituirsi parte civile assieme al Comune e a 11 associazioni che si occupano di contrasto alla violenza di genere. Il processo si svolge a porte chiuse e quindi i giornalisti non possono entrare nell'aula.
La vittima sarebbe stata vittima di una nuova aggressione il giorno di Pasquetta (un minorenne e i suoi genitori sono indagati per violenza privata), ha confermato la sua legale. "C'è stata anche una campagna denigratoria nei confronti della ragazza – dice Garofalo – che è durata tutta l'estate. Io, purtroppo, sono arrivata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente".
Ha poi chiarito che la giovane non è presente in tribunale perché "vive in una casa rifugio ed è sotto protezione". L'avvocato ha anche detto che la sua assistita "vive tra alti e bassi, alternando momenti di angoscia a momenti di speranza. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei e a volte si chiede chi glielo ha fatto fare di denunciare lo stupro, visto che riceve continue minacce e aggressioni", ha ribadito, spiegando come intorno alla vicenda si sia "creato un clima tossico".
L'udienza preliminare è stata rinviata al 29 aprile. Gli imputati sono tutti in carcere e in collegamento video per l'udienza. I loro difensori hanno chiesto il giudizio abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal Gip di Palermo Clelia Maltese in incidente probatorio, due mesi fa. Così sarebbe previsto lo sconto di un terzo della pena; ma se il giudice non lo ammetterà, dovranno scegliere se fare l'abbreviato "secco" o l'ordinario.
L'avvocata contesta la linea difensiva degli indagati:
La difesa mira a dire che ci fosse il consenso della giovane – aggiunge l'avvocata della vittima -. Questa è letteratura, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io se ne difendessi uno, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. Questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano".
Nello specifico, i legali degli imputati evidenziano come in diversi filmati, uno dei quali girato nel quartiere della Vucciria si vedrebbe la ragazza intenta a pagare da bere ad alcuni giovani del gruppo poi invitati a vedere sul suo smartphone alcuni video dove ha rapporti sessuali con altre persone.
In un'altra clip le immagini delle telecamere di videosorveglianza nella zona del Foro Italico metterebbero in evidenza come la giovane si è messa in testa al gruppo e, pur attraversando strade piene di gente, non avrebbe dato "segno di paura, né chiesto aiuto", ricostruiscono i legali dei sei. Questo il motivo che spinge la difesa a propendere per la tesi del consenso: una versione completamente opposta rispetto a quella della vittima che invece ha sempre ribadito che il rapporto non fosse stato consensuale e di aver anche urlato "basta" ad un certo punto.
La linea difensiva in realtà finora non ha pagato. Per i fatti dello scorso luglio a Palermo, il giudice del tribunale dei minorenni, Maria Pino, ha infatti già condannato a 8 anni e 8 mesi l’unico ragazzo del branco non ancora maggiorenne all’epoca del presunto stupro di gruppo. Un trattamento sanzionatorio meno pesante, previsto per i minori, ma comunque una condanna molto severa.