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Stupro di Firenze, interrogatorio choc: “Indossavi la biancheria?”

Duecentocinquanta domande, dodici ore di interrogatorio per le due giovani turiste americane che lo scorso settembre hanno denunciato due carabinieri per stupro. Ripresi più volte dal giudice gli avvocati difensori dei carabinieri: “Niente domande che offendono le vittime, non si torna indietro di cinquant’anni”.
A cura di Angela Marino
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"Non torno indietro di cinquant'anni". Così, il giudice Mario Profeta ha respinto alcune delle 120 domande poste dagli avvocati difensori alle vittime, nel duplice stupro di Firenze che vede accusati i carabinieri Pietro Costa e Marco Camuffo. Dodici ore e venti minuti di interrogatorio che ha visto le due giovani turiste americane sottoposte a un fuoco di fila di domande dai toni intrusivi, irrispettosi e offensivi: "Avevate alcolici in casa?", "Lei indossava biancheria intima?" "Le piacciono gli uomini in divisa?" "È la prima volta che viene violentata?".

Benché avesse premesso che "non sono consentite domande che attengono alla sfera personale, che offendono e che ledono il rispetto della persona", più volte il giudice è stato costretto a intervenire a richiamare gli avvocati Cristina Menichetti (difensore del carabiniere Marco Camuffo) e Giorgio Carta (difensore del carabiniere Pietro Costa) a ‘non screditare' le due testimoni ‘sul piano della reputazione'.

I verbali dell'interrogatorio

Ecco i verbali dell'incidente probatorio riportati da Antonella Mollica sul ‘Corriere della Sera':

Avvocato Cristina Menichetti (difensore del carabiniere Marco Camuffo): «Prima di arrivare al rapporto sessuale non si era scambiata nessuna effusione con Camuffo, effusioni consensuali e reciproche?».
Avv: «Durante questo rapporto il carabiniere l’ha mai minacciata, ad esempio urlando o con le mani?».
Teste: «Nessuna minaccia esplicita però mi sentivo minacciata dal fatto che lui porta un’arma».
Avv: «Quindi ha usato la forza per sottometterla?».
Giudice: «Cosa intende per forza avvocato?».
Avv: «Se ha dovuto forzarla, esercitare una certa pressione, se è un gesto violento con una certa vis impressa nel gesto». Domanda non ammessa.
Avv: «Non ha lottato fisicamente? Volevo sapere se Camuffo ha esercitato violenza…». (A questo punto il legale scende nei particolari della presunta violenza sessuale, ndr).
Giudice: «Che brutta domanda avvocato. Sono domande che si possono e si devono evitare nei limiti del possibile, perché c’è un accanimento che non è terapeutico in questo caso… Non bisogna mai andare oltre certi limiti. È l’inutilità a mettere in difficoltà le persone, non si può ledere il diritto delle persone».
Avv: «Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?». Giudice: «Inammissibile, le abitudini personali, gli orientamenti sessuali non possono essere oggetto di deposizione».
Avv: «Lei indossava solo i pantaloni quella sera? Aveva la biancheria intima?». Domanda non ammessa.
Avvocato Giorgio Carta (difensore del carabiniere Pietro Costa): «In casa avevate bevande alcoliche? Lei ha bevuto dopo che i carabinieri sono andati via?». (L’avvocato cita nuovamente in modo esplicito la presunta violenza sessuale, ndr).
Giudice: «Non l’ammetto, non torno indietro di 50 anni».
Avv: «Alla sua amica hanno sequestrato tutti i vestiti compresi slip e salvaslip, voglio capire se lei ha nascosto qualche indumento alla polizia». Domanda non ammessa.
Giudice: «Si fanno insinuazioni antipatiche, perché si dovrebbe nascondere alla polizia degli indumenti?».
Avv: «Penso che qualcuno abbia finto un reato, io non voglio sapere come lei circola, con o meno gli indumenti, voglio sapere se ha dato tutto alla polizia».
Giudice: «Ricorda il momento in cui le hanno sequestrato gli indumenti?».
Teste: «No».
Avvocato: «Io non ci credo che non lo ricorda».
Giudice: «Non possiamo fare la macchina della verità».
Avvocato della teste: «Giudice, vorrei sapere a che punto siamo delle 250 domande annunciate dall’avvocato».
Giudice: «Se sono come le ultime sono irrilevanti, andiamo avanti. Se stiamo cercando la spettacolarizzazione avete sbagliato canale».
Avvocato: «La ragazza si è sottoposta a una visita ginecologica sulle malattie virali. Possiamo sapere l’esito di questa visita?».
Giudice: «Sta scherzando avvocato? Questo attiene alla sfera intima non è ammesso questo genere di domande. Ripeto: non torno indietro di 50 anni, non lo consento a nessuno».
Avvocato: «Si può sapere se ha una cura in corso?».
Giudice: «No».
Avvocato: «È la prima volta che è stata violentata in vita sua?». Domanda non ammessa.

Il duplice stupro di Firenze

I fatti si sono volti nel capoluogo toscano la notte del 7 settembre, 2018, quando, chiamati a intervenire nella discoteca ‘Flo', i carabinieri Pietro Costa, 32 anni, Marco Camuffo, 53 hanno deciso di accompagnare due turiste in difficoltà, perché visibilmente ubriache, nella loro abitazione, mentre si trovavano nello svolgimento del servizio, con l'auto di pattuglia e senza avvertire la centrale. L'indomani Camuffo e Costa sono stati denunciati dalle due giovani turiste americane per stupro. Difesi dagli avvocati Cristina Menichetti e Giorgio Carta, i due militari hanno ammesso di aver avuto rapporti con le due americane, precisando che fossero consenzienti. Così non è stato secondo le due presunte vittime, le quali hanno affermato di non aver potuto reagire perché ubriache e di essersi sentite sotto minaccia a causa della pistola che entrambi i militari custodivano nella fontina.

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