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Studentessa morì soffocata per un gioco erotico, famiglia riceve maxi risarcimento da 1 milione di euro

Dopo essere stato condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione Soter Mulè, l’ingegnere che 13 anni fa a Roma coinvolse due ragazze in un gioco erotico che portò alla morte di Paola Caputo, dovrà versare ai familiari della vittima un maxi risarcimento di oltre un milione di euro.
A cura di Davide Falcioni
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Soter Mulè, l'ingegnere che 13 anni fa a Roma coinvolse due ragazze in un gioco erotico che portò alla morte di Paola Caputo, studentessa pugliese di Guagnano di 23 anni, dovrà versare ai familiari della vittima un maxi risarcimento di oltre un milione di euro dopo essere stato condannato tempo fa a 3 anni e sei mesi di carcere. La sentenza è stata emessa dai giudici del Tribunale civile di Roma.

I fatti risalgono alla notte tra il 9 e il 10 settembre del 2011 quando la ragazza soffocò in seguito ad un gioco erotico finito male praticato in un garage dell'Agenzia delle Entrate e dell'Enav a Roma, in via Settebagni, alla "Bufalotta", dove la 23enne aveva incontrato Mulè e l'amica Federica F. per praticare lo "shibari", una forma di bondage secondo legatura giapponese, a sfondo erotico, cui il gruppo si dedicava spesso.

In particolare quella notte i tre si incontrarono per  raggiungere un locale sulla Casilina. Dopo aver consumato dell'alcol, si recarono nel vano caldaie di quel garage dove Federica F. lavorava come usciera. Poi l'inizio dei giochi erotici e la chiamata di Mulè alle 4.40 al 118: Paola non si muoveva più, era rimasta soffocata. Le due amiche, legate a mo' di bilancia, facevano da contrappeso con i propri corpi l'una all'altra. Salendo, il soffocamento procurava un piacere simile all'orgasmo ma quella notte le corde furono strette troppo. Nell'auto di Mulè, i poliziotti trovarono diversi sex toys.

L’ingegnere romano fu inizialmente condannato a 4 anni e 8 mesi per omicidio preterintenzionale, ma la pena fu successivamente ridotta a 3 anni e 6 mesi a causa della derubricazione dell’accusa a omicidio colposo. Ora la sentenza del Tribunale Civile di Roma.

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