Strangolò una donna e chiuse il corpo in un sacco: condannato pescatore palermitano
Damiano Torrente, il pescatore palermitano imputato dell’omicidio di Ruxandra Vesco, 38enne di origine rumena, sparita nel nulla nel 2015, è stato condannato a 15 anni di carcere nonostante la Procura generale del capoluogo siciliano ne avesse chiesti 25. Nessuno all'epoca dei fatti aveva denunciato la scomparsa della donna, ma nel 2017 fu lo stesso Torrente a portare i poliziotti della squadra mobile su un dirupo del Monte Pellegrino, facendo ritrovare i resti di Ruxandra chiusi in un sacco nero.
L’imputato aveva prima confessato poi ritrattato; nuovamente interrogato, tuttavia, aveva detto di aver strangolato la donna e di averne fatto sparire il corpo, portandolo in auto sul promontorio che sovrasta Palermo. L’omicidio è stato commesso nel 2015. In un macabro racconto denso di particolari disse Torrente aveva detto di aver ucciso la trentottenne con una corda perché lei voleva denunciarlo, ma poi si rimangiò tutto. “Io Ruxandra Vesco non l’ho mai conosciuta, io ho conosciuto la sua storia, io ho raccontato la sua storia, sono stato così stupido – disse – da fare ritrovare quello che mi era stato riferito. Mi era stato riferito e mi era stato indicato come posto, io sono stato così stupido da fare ritrovare quello per una cosa mia, una cosa cristiana, una cosa soltanto mia, io questo ho detto al prete, se parlate del prete parlate di un altro processo".
E ancora, riferendosi al giudice: "Presidente, io le dico con la mano sul cuore che non l’ho mai conosciuta questa Ruxandra – aggiunse – … gli spiego una cosa, il danno, che cosa ho fatto io. Io l’ho fatta rivivere questa Ruxandra, pensando, dicendo che era una alcolizzata che non so se era alcolizzata, che era una meretrice e non so se era una meretrice, che era come la volevo io, quello è, il discorso è quello…".