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Strangolò nel sonno il marito che la picchiava, da Mattarella la grazia a Agostina Barbieri: via dal carcere

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concesso la grazia parziale ad Agostina Barbieri, 63enne della provincia di Alessandria che nel 2021 uccise, strangolandolo con i lacci delle scarpe, il marito violento: “Fine di una brutta storia familiare che ha creato dolore e sofferenza”.
A cura di Ida Artiaco
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Nel 2021 uccise nel sonno, strangolandolo, il marito violento. Quattro anni dopo Agostina Barbieri, pensionata di 63 anni, è tornata libera grazie al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che le ha concesso la grazia parziale. Non ha ancora pagato i conti con la giustizia ma i circa tre anni che le restano da espiare li sconterà con l’affidamento ai servizi sociali, al termine di un iter giuridico particolare.

Tutto cominciò la notte dell'11 luglio 2021, quando l'Italia giocò la finale degli Europei contro l'Inghilterra, vincendo. Barbieri strangolò il marito 64enne Luciano Giacobone con dei lacci da scarpe stretti al collo nella loro casa a Borghetto Borbera (Alessandria). Poi chiamò i carabinieri, confessando il delitto e spiegando, nel corso del successivo interrogatorio, che l'uomo "era violento. Negli ultimi tre mesi la mia vita era diventata insopportabile. Mi sono difesa". Giacobone pare avesse minacciato anche il figlio della coppia.

Agostina Barbieri era stata condannata in Corte d’Assise ad Alessandria a 4 anni e 10 mesi per omicidio colposo in legittima difesa (la cosiddetta legittima difesa putativa). Il suo team difensivo era riuscito a dimostrare in aula che l’imputata, da sola in casa, aveva agito in quel modo solo dopo aver avvertito un forte pericolo per la propria vita. L'accusa aveva chiesto una condanna a 13 anni.

I giudici della Corte d’Appello avevano rimandato gli atti alla Corte Costituzionale per valutare la richiesta della difesa di concedere le attenuanti per aver agito per motivi di particolare valore morale e sociale. La Corte ha dato in qualche modo fiato alla difesa ritenendo illegittima una norma (la 577) sulle aggravanti, concepita proprio per impedire al "violento" che elimina i familiari di ricorrere ad attenuanti.

La difesa e la Procura hanno poi trovato un accordo: la sentenza di primo grado non è stata ribaltata come temeva la difesa e si è arrivati ad una condanna di 6 anni e 2 mesi da scontare in carcere. Per beneficiare della possibilità di scontare il residuo della pena con l’affidamento ai servizi sociale la donna avrebbe dovuto subire una condanna inferiore a 4 anni. L’avvocato ha così chiesto la grazia parziale al Presidente della Repubblica, che l'ha infine concessa, riducendo la pena di 1 anno e tre mesi.

"Con una giusta decisione finale – ha commentato il difensore Lorenzo Repetti – si pone la parola fine a una brutta storia familiare che ha creato dolore e sofferenza a Tina e, sicuramente, anche al figlio Andrea. Sono stati lunghi anni di violenza, infatti, non solo per la Barbieri".

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