Strage Ustica, Cassazione: “Depistaggio delle indagini accertato”
Nella complessa vicenda giudiziaria per il caso della strage di Ustica vi furono evidenti segni di depistaggio delle indagini per questo serve un nuovo processo in sede civile per valutare la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia aerea Itavia. Lo hanno stabilito oggi i giudici della Corte di Cassazione accogliendo il ricorso presentato dagli eredi della proprietà della compagnia aerea italiana. Il ricorso era stato presentato da Luisa Davanzali, erede di Aldo patron dell'Itavia, a seguito dell'esclusione dai risarcimenti decisa dalla Corte di appello di Roma che aveva valutato i depistaggi non pertinenti nel fallimento dell'Itavia avvenuto appena sei mesi dopo il disastro. Per la Cassazione invece la sentenza dei giudici d'appello "erra" ad escludere "l'eventuale efficacia di quella attività di depistaggio" sul successivo dissesto della compagnia aerea.
Dopo oltre trenta anni di inchieste che purtroppo non hanno portato ad individuare nessuna responsabilità certa nell'esplosione a bordo del Dc9 dell'Itavia, la Cassazione dunque apre un nuovo capitolo della vicenda che potrebbe aggiungere un tassello alla complicata storia della strage di Ustica. Se infatti i processi penali hanno portato ad un nulla di fatto, sempre in sede civile fu stabilito invece che fu un missile ad abbattere il volo dell'Itavia decollato dall'Aeroporto di Bologna e diretto a Palermo mentre era nei cieli sopra l'isola di Ustica il 27 giugno del 1980. La sentenza della Cassazione condannò lo Stato a risarcire i familiari delle vittime della strage di Ustica perché non aveva garantito la sicurezza dei cieli.