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Strage migranti, il pescatore che si è gettato tra le onde per salvarli: “Non dormo da quel giorno”

Il pescatore Vincenzo Luciano è arrivato per primo sul luogo della tragedia nel Crotonese. Si è gettato in mare per cercare di salvare più persone possibili, rischiando la sua stessa vita.
A cura di Francesca Lagatta
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Il pescatore Vincenzo Luciano
Il pescatore Vincenzo Luciano

Negli occhi di Vincenzo Luciano, pescatore 51enne, c'è ancora il terrore. Domenica mattina, all'alba, è diventato suo malgrado il testimone oculare di una delle tragedie più grandi che si siano mai consumate nel mare calabrese.

L'uomo è arrivato per primo sulla spiaggia di Steccato di Cutro, nel Crotonese, mentre la piccola imbarcazione con a bordo i 180 migranti stava per essere risucchiata dalle acque.

È arrivato lì insieme a un amico con cui stava per andare a pesca nel fiume, attirato dalle urla. "Era ancora buio, ho acceso la torcia del telefono e ho visto il disastro, c'erano già i corpi uno sull'altro", spiega a Fanpage.it.

Poi, il suo racconto si interrompe. Vincenzo si copre il volto per nascondere le lacrime. "Non dormo da tre notti", confessa, un po' per il dispiacere, un po' per il forte senso di colpa. "Volevo salvarli tutti e non ci sono riuscito".

Fiori e biglietti lasciati dopo la strage di migranti
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Ha rischiato la sua vita tra le onde

Non ce l'ha fatta a salvarli tutti, ma ci ha provato con tutte le sue forze. Prima si è gettato tra le onde, rischiando la sua stessa vita, poi ha legato i corpi a una corda per evitare che la risacca li riportasse in mare e non li restituisse più.

Ha tirato quei cavi fino allo sfinimento, mentre i superstiti, sotto shock, si strappavano le carni per la disperazione. Tra le persone che ha provato a salvare, c'è anche un bimbo di tre anni, il primo che gli è capitato tra le braccia.

Quando lo ha stretto a sé aveva ancora gli occhietti aperti. Vincenzo si era illuso. Ma quando lo ha adagiato sulla sabbia si è accorto che il suo cuoricino aveva smesso di battere. Per un attimo, si è fermato anche il suo.

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Quella notte il mare era molto agitato

C'è già chi lo chiama eroe, ma lui, in tutta la sua semplicità, respinge la gloria. "Ma quale eroe – dice imbarazzato -? Come fai a vedere dei corpi, un bambino in mare e non andare a salvarli. Io non ci riesco, per me è stato un istinto buttarmi tra le onde".

E quando gli chiediamo conto delle polemiche che avvolgono la vicenda, il suo sguardo si fa più serio. "Non sta a me stabilire se questa tragedia si poteva evitare, so soltanto che quella notte il mare era molto agitato".

Al quarto giorno di ricerche è ancora lì, sulla spiaggia di Cutro, stanco e stremato, ma saldamente al fianco dei soccorritori. Arriva la notizia di un altro cadavere, è il sessantasettesimo, si tratta di un ragazzo tra i 20 e i 25 anni.

Vincenzo non si è ancora rassegnato a tutto quel dolore. Abbassa la testa, porta le mani ai fianchi e si incammina lentamente verso il mare. Per lui è l'ennesima pugnalata. Di sicuro non dormirà nemmeno stanotte.

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