Si è sparato al telefono con i carabinieri l’uomo che ha sterminato la famiglia a Licata
Una strage alla cui base vi sarebbero interessi economici. Angelo Tardino non era infatti d'accordo con la suddivisione di alcuni appezzamenti di terreno ereditati da lui e dal fratello. I due coltivavano carciofi insieme in una piccola attività familiare. Per questo ha raggiunto l'abitazione del familiare in via Riesi, alla periferia di Licata e, al culmine dell'ennesima lite, ha aperto il fuoco uccidendo lui, la cognata Alexandra e i due nipoti di 11 e 15 anni.
Sono molti i punti oscuri ancora da chiarire in questa vicenda: il primo riguarda la possibile premeditazione. L'uomo infatti si sarebbe recato a casa dei familiari portando con sé l'arma del delitto, secondo quanto confermato dalle forze dell'ordine di Licata. Al culmine della discussione, l'ennesima avuta in quei mesi, ha aperto il fuoco contro il fratello e la sua compagna. Non è chiaro invece dove fossero in quel momento i bambini di 11 e 15 anni. Forse li ha raggiunti nella loro stanza per ucciderli prima di fuggire.
Il tutto è avvenuto nelle prime ore della mattinata, poi Tardino si è dato alla fuga, dirigendosi in auto nei pressi di un cavalcavia a 2km di distanza dal luogo dell'incidente in Contrada Safarello. I carabinieri, chiamati sul posto dalla moglie del killer, sono subito riusciti a mettersi in contatto con lui telefonicamente. Dopo una serie di chiamate a vuoto, il killer ha risposto, lasciandosi quasi convincere a costituirsi per raccontare la sua versione della strage.
Mentre manifestava l'intenzione di recarsi in caserma, però, ha rivolto una seconda arma contro di sé. I carabinieri quindi hanno iniziato le ricerche per individuare il luogo in cui il 48enne incensurato aveva cercato di togliersi la vita. Rintracciato dalle forze dell'ordine, è stato portato d'urgenza presso l'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta dove è morto.
Gli agenti hanno raccolto le testimonianze dei vicini di casa della famiglia di via Riesi. Sempre più spesso il 48enne si recava a casa dei familiari e le liti erano ormai ricorrenti. Più volte le urla avevano attirato fuori di casa i residenti che però non credevano che la vicenda potesse culminare in un omicidio. Altre volte il fratello del killer si era lamentato dei continui scontri causati dalla divisione dell'eredità. Il 48enne era già stato allontanato in malo modo dall'appartamento.