La strage del bus in Irpinia ha riportato sotto i riflettori il grandissimo lavoro dei volontari della croce rossa, fra i primi ad accorrere sul luogo della tragedia. Oggi due genitori di una volontaria della Cri hanno scritto alla figlia una lettera aperta. Una missiva toccante che riportiamo integralmente:
Domenica sera ci hai detto: «Scendo, abbiamo una riunione in Croce Rossa». Ti abbiamo vista ritornare a casa dopo un'ora insieme a M., dalle vostre facce traspariva lo sgomento e mentre prendevi le divise dall'armadio ci hai detto che era arrivata una chiamata dalla centrale che vi allenava per un intervento: un autobus che tornava da una gita era volato giù da un viadotto. In un lampo vestiti e partiti. Per voi l'angoscia di arrivare velocemente sul posto, per noi l'ansia di vederti tornare a casa. Una lunga attesa, poi una telefonata: «Restiamo sul posto anche se non ci sono più feriti da soccorrere, ma per dare sostegno morale alle famiglie». La Croce Rossa è anche questo! Ti abbiamo vista tornare a casa alle 8 e 30 del mattino seguente angosciata e addolorata raccontandoci quello che avevi visto. Per tutto il giorno, ogni volta che uscivi dalla tua camera portavi un pezzo di quel vissuto, un pensiero rivolto a quei morti, alloro parenti. Queste poche righe le rivolgiamo anche a tutti coloro che dicono: «Volontari in Croce Rossa? Senza stipendio? Ma chi glielo fa fare?», Se tutti la pensassero come queste persone non ci sarebbe la Croce Rossa, che sotto la sua bandiera raccoglie migliaia di volontari operanti in tutti il mondo. Vicini a chi soffre, non solo persone che si riempiono la bocca con paroloni come carità, solidarietà, stando però comodamente seduti in poltrona a casa loro. L., siamo orgogliosi e fieri di avere una figlia come te, come tutti i genitori che hanno i figli in questo volontariato.
Grazie!
Mamma e papà