Strage Erba, insulti online e tesi a favore di Rosa e Olindo: a processo 13 hater dei fratelli Castagna
Tredici persone davanti al giudice del Tribunale di Como per gli insulti sui social ai fratelli Pietro e Giuseppe Castagna, familiari di tre delle vittime della strage di Erba avvenuta l'11 dicembre del 2006. I due fratelli hanno perso nella tragedia la sorella Raffaella, la madre Paola Galli e il nipote Yousef Marzouk. Nell'udienza di lunedì 20 dicembre ci sono stati i primi otto patteggiamenti per gli odiatori da tastiera che hanno minacciato e insultato i due Castagna, sostenendo l'innocenza di Rosa Bazzi e Olindo Romano, i coniugi e vicini di casa delle vittime giudicati colpevoli degli omicidi. In un solo caso la pena dovrebbe essere formalizzata a 5 mesi mentre le altre sette persone dovranno pagare 1.400 euro di multa. Le altre 5 posizioni restano invece da definire. L'accusa è quella di diffamazione: a risponderne anche l'amministratrice della pagina Facebook "Olindo Romano e Rosa Bazzi innocenti". Sulla pagina sono stati pubblicati i messaggi poi confluiti nel fascicolo della procura di Como.
Tra i commenti presi in esame, parole sprezzanti nei confronti dei due fratelli, insulti anche dopo la morte del padre Carlo e tesi innocentiste in difesa di Olindo e Rosa portate avanti con parole violente. In occasione dell'udienza di lunedì 20 dicembre il giudice ha ammesso la costituzione come parti civili dei fratelli Castagna. Le altre 5 posizioni ancora da definire saranno nuovamente analizzate nell'udienza del prossimo marzo. "I fratelli Castagna hanno voluto lanciare un segnale – ha dichiarato l'avvocato Massimo Campa -. Hanno ottenuto che fosse perseguita la violenza verbale gratuita e ingiustificata su una vicenda dolorosa che li ha colpiti profondamente. Facebook è una piazza pubblica, non un luogo privata. Questo procedimento dimostra che chi usa i social per diffamare deve rispondere delle sue azioni".
Il ricordo sui social 15 anni dopo la strage
L'11 dicembre scorso, 15 anni dopo la strage, i fratelli Castagna avevano voluto affidare a Facebook il loro ricordo: un video con i volti di Raffaella, del piccolo Youssef e della madre Paola. Allegato un lungo testo in cui Giuseppe ricordava il giorno dell'omicidio "Ho visto mia madre con Yousi e le ho detto: "Ci vediamo dopo". Pochi minuti dopo lei e il bambino hanno raggiunto Raffaella in stazione di ritorno dal lavoro. Sono andate a casa di Raffaella e sono entrate nella palazzina e poi nell'appartamento. Lì le luci erano spente perché Olindo aveva staccato la corrente. Rosa era già fuori, sul pianerottolo. Lei con guanti e coltello, lui con la stanghetta e un coltellino a scatto. Avevano avuto le chiavi del portoncino dalla vicina. Mia mamma ha messo Yousi sul divano per poi accendere qualche candela. Raffaella invece ha aperto la porta per andare a riaccendere il contatore. Lei è stata la prima ad essere colpita ripetutamente da Olindo con la stanghetta mentre Rosa si è avventata su mia madre con il coltello. Subito dopo Olindo ha colpito anche lei. Tutte e due erano in fin di vita a terra e restava solo il bambino. Rosa lo ha accoltellato alla gola e ha lasciato che morisse dissanguato sul divano. Poi è tornata e ha accoltellato alla gola anche mamma e Raffaella. Per finirle hanno cercato di soffocarle. Dopo hanno deciso di dare fuoco alla casa".
Il racconto prosegue con l'arrivo degli altri vicini di casa. Mario Frigerio aveva raggiunto l'abitazione in fiamme e aveva visto Olindo davati alla porta. Aveva pensato che fosse lì per spegnere le fiamme, ma Romano lo ha aggredito. La moglie Valeria è stata invece assalita da Rosa. "Pensando fossero morti, li hanno lasciati lì a bruciare. Valeria è morta per il fumo, mentre Mario è stato l'unico sopravvissuto". Nella versione iniziale di Frigerio, diventato unico testimone della tragedia, non è mai stato menzionato il nome di Olindo. Soltanto dopo una prima ricostruzione Frigerio ha invece dichiarato che l'aggressore davanti alla porta era proprio Romano.
"Dopo l'omicidio hanno raggiunto la lavanderia. Hanno buttato vestiti e armi nei sacchi della pattumiera, poi hanno portato tutto nella Seat Arosa – continuano i due fratelli Castagna nel ricordo social -. Sono partiti per Como alla ricerca di un alibi. Lo scopo era anche sbarazzarsi di armi e vestiti sporchi di sangue. Olindo, da netturbino, sapeva quali cassonetti sarebbero stati svuotati il giorno dopo all'inceneritore. Hanno poi raggiunto il McDonald di Como e hanno preso poca roba, giusto per ottenere uno scontrino da esibire ai Carabinieri".