Strage di migranti a Crotone, recuperato il corpo di una 14enne: indagini sulle cause del naufragio
Proseguono senza sosta in Calabria le ricerche dei dispersi del terribile naufragio verificatosi tra sabato 25 e domenica 26 febbraio al largo della spiaggia di Steccato di Cutro (Crotone). Al momento i corpi recuperati sono 63, tra cui molti bambini e donne.
Nella giornata di ieri, in particolare, è stato identificato il cadavere di una 14enne. Dopo la segnalazione dell'avvistamento, i sub sono subito intervenuti, a poche centinaia di metri dal luogo del naufragio. I vigili, dopo alcuni minuti di osservazione, hanno notato il corpo e sono riusciti a portarlo a riva. La salma è stata quindi adagiata su un telo bianco e trasportato via con un mezzo della Capitaneria di porto.
In Calabria oggi è il giorno del lutto
Oggi aprirà la camera ardente al palasport di Crotone, mentre il presidente della Regione, Roberto Occhiuto ha proclamato il lutto regionale. Sono invece 79 finora i sopravvissuti. Per 22 di loro si è reso necessario il trasporto in ospedale e uno è in prognosi riservata in terapia intensiva.
Intanto, è stato eseguito un nuovo fermo a carico di un altro dei presunti scafisti dell'imbarcazione naufragata ieri mattina. Le persone fermate, a questo punto, sono in tutto quattro, tra cui un cittadino turco e di due pachistani, uno dei quali minorenne. Tre di loro, dal Cara e dall'ospedale, dove si trovava uno, sono stati trasferiti in carcere, mentre un quarto risulta indagato. Per il viaggio, secondo fonti investigative, ogni passeggero avrebbe pagato loro ben 8mila euro per arrivare in Italia.
Oltre alle ricerche dei dispersi continuano anche le indagini per cercare di capire cosa sia successo nella notte tra sabato e domenica.
Le indagini sulle cause del naufragio
"Stiamo vedendo di ricostruire la catena dei soccorsi ma non ci sono indagini su questo. Stiamo ricostruendo tutti i passaggi dall'avvistamento in poi per ricostruire cosa è stato fatto e confrontarlo con quello che si doveva fare che sembra sia stato fatto. Di sicuro le condizioni del mare erano terribili", ha detto il procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, in merito all'indagine aperta sul naufragio per i reati di omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina..
"Qui – ha poi aggiunto – mancano uomini e mezzi alle forze dell'ordine. Il governo dovrebbe capire che sarebbe necessaria impostare in modo diverso le strutture. In estate abbiamo 3 sbarchi la settimana", ha aggiunto, sottolineando che "tra l'altro c'è anche una stranezza: dalla barca non è mai partita una richiesta di soccorso. La telefonata internazionale alla Guardia di finanza? È stata una strana triangolazione, ma dalla barca non hanno chiesto aiuto come succede sempre non appena arrivano in prossimità della costa".
Cosa sappiamo finora sulla dinamica della tragedia
Il barcone, partito quattro giorni prima della tragedia dalla in Turchia, con un carico di cittadini iracheni, iraniani, afghani e siriani, era stato individuato nella serata di sabato da un aereo del servizio Frontex. Dal porto di Crotone hanno preso il mare due unità della Guardia di finanza, ma le pessime condizioni – con mare forza 3-4 – hanno obbligato gli equipaggi a rientrare. Poi, verso le 4, una telefonata internazionale, proveniente probabilmente dalla stessa imbarcazione, ha provato a dare l'allarme alla Sala operativa del Gruppo aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia.
Il telefonista, però, a causa di un inglese stentato, non ha fornito indicazioni utili, ma gli operatori hanno comunque capito che poteva essere accaduto qualcosa di grave ed hanno dato l'allarme. Quando sono giunti sul posto, i soccorritori si sono trovati una scena straziante. L'ipotesi ritenuta più probabile è che il barcone di legno si sia infranto contro uno scoglio sommerso ad un centinaio di metri dalla riva, rimanendo in balia delle onde che l'hanno letteralmente spezzato in due.
I dubbi sui soccorsi
Non mancano neppure i dubbi sui soccorsi. Come riporta Il Fatto Quotidiano, la Guardia Costiera non sarebbe subito intervenuta. Come si legge sul quotidiano, infatti, la segnalazione di Frontex è giunta intorno alle 22:30 di sabato 25 febbraio. La Guardia Costiera di Reggio Calabria ha ricevuto la rilevazione termica dell’imbarcazione. I soccorsi sarebbe potuti partire da qui, quindi molto prima che si attivassero effettivamente.
"Se fosse stato lanciato il Sar qualsiasi imbarcazione vicina sarebbe stata obbligata al soccorso sin dal principio. Ma invece della catena dei soccorsi, parte quella dell’ipocrisia, della formalità: finché l’imbarcazione non chiede aiuto, il soccorso non si attiva, se ne discute quando la barca entrerà in acque territoriali", è l'accusa lanciata.