Strage di Erba, parla Olindo Romano: “Nuove prove e testimone chiave. Ora è l’ora della verità”
A sedici anni dalla strage di Erba, per Olindo Romano "è arrivato il momento di fare un po' di chiarezza". A parlare all'Adnkronos è il 61enne condannato all'ergastolo in concorso con la moglie Rosa Bazzi con l'accusa di aver ucciso Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini.
Recluso nel carcere di Opera, a Milano, racconta: "In cella la vita è sempre quella, nulla di nuovo. Per passare un po' il tempo continuo a lavorare in cucina, per il resto sto senza far niente tutto il giorno, spesso in compagnia di qualche altro detenuto costretto come me in questo carcere".
Olindo Romano, tramite il suo avvocato Fabio Schembri, che (insieme ai colleghi Nico D'Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello, ndr), è intenzione a richiedere una revisione del processo alla luce di "nuove prove e un testimone chiave".
È sempre stato convinto della mia innocenza e di quella di Rosa e non è più l'unico, grazie a Dio, a credere che io e mia moglie non abbiamo commesso la strage di Erba. Non so perché non sia stata approfondita la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso" dice l'uomo.
L'ex netturbino di Albaredo per San Marco sostiene che le accuse contro di lui e contro la moglie non hanno fondamento. "Mi capita di ripensare a quei giorni e a come ci hanno abbindolato e preso in giro – spiega all'Adnkronos – tanto che solo quando ci hanno portato al Bassone (la casa circondariale di Como, ndr), ci siamo accorti che i sospettati eravamo noi Da allora tutto è assurdo e continua a essere irreale".
Io le liti dalla casa di Raffaella e Azouz le ricordo bene, litigavano spesso – ammette Romano – ma non per questo abbiamo pensato di fare una strage. E, in effetti, non c'entriamo nulla. Chi è stato? Non lo so, diversamente lo avrei già detto ai miei avvocati, ma di certo una strage simile può farla solo chi è abituato a fare quelle cose, non penso sia facile improvvisare un fatto del genere così efferato".
Romano ricorda anche Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini e unico superstite della strage (scomparso nel 2014): "È stato utilizzato come noi. Ripenso a quell'uomo, quando lo incontravo: era una brava persona, per questo credo che abbiano manipolato i suoi ricordi per farlo testimoniare contro di noi. Io lo considero una vittima come noi".
Oggi Olindo passa le sue giornate in una cella lontano dall'inseparabile moglie.
"E' dura, ma in qualche modo la vita in carcere va avanti, vedo Rosa appena è possibile. Due giorni prima di Natale sono andato a colloquio da lei a Bollate e sono contento – racconta sempre all'Adnkronos – Mi tiene a galla il pensiero che prima o poi, spero prima che poi, si possa accertare che non abbiamo commesso noi la strage di Erba".