Strage di Erba, parla il giudice Tarfusser: “Se non avessi chiesto la revisione non potrei dormire”
Dice di non essere né colpevolista né innocentista, ma solo di aver studiato gli atti della strage di Erba, durante la quale – era l’11 dicembre del 2006 – vennero uccise 5 persone: Raffaella Castagna, il figlioletto Youssef, Paola Galli e Valeria Cherubini.
Per quella strage sono stati condannati i coniugi Rosa e Olindo Romano ma Cuno Tarfusser, magistrato della Procura generale a Milano, ha chiesto di riaprire il caso parlando di due persone – appunto la coppia condannata all’ergastolo – probabilmente vittime di errore giudiziario.
Questa sera Tarfusser ha parlato della sua decisione su Erba in una intervista andata in onda al Tg1 delle 20. Dopo l'anteprima di stasera, l'intervista integrale di Alessandro Gaeta andrà in onda venerdì sera, 6 ottobre, a Tv7.
"Non sono né colpevolista né innocentista, io ho studiato gli atti e ripeto consapevole di quello che stavo facendo, ho scritto la richiesta di revisione se non l'avessi fatto, non potrei più dormire, non sarei più sereno con me stesso, col mio dovere, con la mia deontologia", così il giudice nell’intervista.
Cuno Tarfusser ha parlato della sua decisione di formulare, 17 anni dopo i fatti e contro il parere del Procuratore Generale Francesca Nanni, un'istanza di revisione per la Corte d'Appello di Brescia sulla strage di Erba. Per il magistrato, che è sotto procedimento disciplinare perché avrebbe aggirato la gerarchia interna del suo ufficio, quello che ha portato alla condanna di Rosa e Olindo sarebbe stato un processo condizionato dall'esposizione mediatica e dalla fretta di chiudere le indagini. Per questo, secondo lui, la condanna dei coniugi va rivista.
La strage di Erba avvenne la sera dell’11 dicembre 2006 nell'abitazione di Raffaella Castagna: oltre a lei, vennero uccisi il figlioletto Youssef, la madre Paola Galli, e poco distante dal loro appartamento venne trovato il corpo esanime della vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, colpito con un fendente alla gola e creduto morto dagli assalitori, riuscì a salvarsi grazie a una malformazione congenita che gli evitò la morte per dissanguamento.
L'appartamento fu dato alle fiamme subito dopo il delitto. Giudicati colpevoli dell'omicidio plurimo Rosa Bazzi e Olindo Romano, che abitavano nella villetta accanto a quella di Raffaella Castagna.