Strage di Erba, il medico del super testimone: “Se intossicato dal monossido sarebbe stato trasferito”
A 17 anni anni dalla strage di Erba si torna a parlare di Mario Frigerio, il super testimone che nella mattanza rimase gravemente ferito e che è morto nel 2014. Alle sue dichiarazioni dedicano molto spazio — nel tentativo di smontarla — le richieste di revisione presentate a Brescia dai difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, la coppia di coniugi condannata all'ergastolo in via definitiva per la mattanza, nel corso della quale rimasero uccisi il piccolo Youssef, due anni, sua madre Raffaella Castagna, e sua nonna Paola, e Valeria Cherubini, moglie di Frigerio.
Secondo a difesa dei coniugi, il super testimone potrebbe aver subito una intossicazione dovuta al monossido di carbonio sprigionato dal rogo appiccato alla scena del delitto, il che potrebbe aver compromesso la sua lucidità mentale. Ma può essere davvero così?.
Nel corso dell'ultima puntata di Quarto Grado andata in onda nella serata di venerdì 5 aprile, a parlare è il medico rianimatore Franco Foti che prese in cura l'uomo quando venne ricoverato in terapia intensiva il giorno dopo il pluriomicidio. L'11 dicembre 2006 Frigerio venne trasferito d'urgenza all'ospedale Sant'Anna di Como in condizioni critiche in seguito a uno choc emorragico, mentre per la moglie Valeria e la vicina Raffaella, il figlio e la madre Paola non c'è stato nulla da fare.
"Lui è arrivato nella notte – ha ricordato il dottor Foti -, ha fatto l'intervento e poi è stato ricoverato in terapia intensiva dove l'ho preso in carico. Era stabile, era stata fermata l'emorragia che aveva causato uno choc, a sua volta provocato da una profonda ferita alla gola, alle ustioni di secondo grado al volto e al dorso". Sulla possibile intossicazione, Foti ha affermano: "Dopo l'intervento, se avesse necessitato di un trattamento iperbarico come accade in casi del genere sarebbe stato trasferito in un centro adeguato". Dunque, se così fosse, non sarebbe rimasto in quel reparto.
Un altro capitolo riguarda le intercettazioni. Dopo poche ore dall'intervento, la stanza del ferito è stata riempita di microfoni e cimici e il dottore è uno dei pochi ad esserne stato testimone diretto. "È entrato non ricordo se un colonnello o un capitano, il quale mi ha espresso la necessità di fare questo procedimento. la segretezza della cosa è stata mantenuta a livello apicale. Ricordo che c'era un locale apposta vicino e non accessibile a tutti dove avvenivano le registrazioni", ha ricordato.
Poi, il 2 gennaio 2007 Frigerio ha reso la famosa testimonianza: "Io quello che posso dire è che se il dottor Cetti (il direttore di Salute mentale) ha detto che era lucido (quando ha fatto il nome di Olindo, ndr), io sono sicuro che sia così e lo confermo", ha concluso Foti.