Strage di Erba, il giudice Cuno Tarfusser sotto accusa: “Ho fatto il mio dovere, sono amareggiato”
"In merito al procedimento disciplinare a mio carico promosso dal Procuratore generale di Milano, mi limito a dire che attendo con grande serenità e fiducia l’esito del procedimento stesso nella consapevolezza di non avere fatto altro che il mio preciso dovere di Magistrato". A parlare, dopo la notizia emersa oggi del procedimento avviato nei suoi confronti, è Cuno Tarfusser, che nei mesi scorsi aveva chiesto la riapertura del caso sulla strage di Erba, convinto dell’innocenza dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi.
Tarfusser in una nota parla direttamente della strage di Erba: "Per il resto – scrive – prendo atto come il problema della vicenda relativa alla cosiddetta ‘strage di Erba' non sono più due persone da 17 anni all’ergastolo che hanno maturato una legittima aspettativa a che la mia richiesta di revisione sia serenamente valutata dall’unica autorità legittimata a farlo, ovvero la Corte d’appello di Brescia, ma sia diventato io che, in nome di quella Giustizia in cui credo, ho studiato il caso, valutato gli elementi che hanno condotto alla condanna, scoperto gravi criticità e valutato nuovi elementi probatori che, a mio avviso, meritano un serio approfondimento".
"Ho quindi formulato la richiesta di revisione basandomi su precise norme di legge", aggiunge il sostituto pg di Milano. Che poi conclude: "Ammetto di non sapere se sono più amareggiato per questa assurda inversione di prospettiva o se per essere io soggetto a un procedimento disciplinare dopo un’impeccabile carriera di Magistrato che nessuno mi può togliere. Non ho altro da aggiungere e non aggiungerò altro".
A dare notizia oggi del procedimento disciplinare nei confronti di Cuno Tarfusser è stato il Corriere della Sera precisando che la competente Procura generale della Cassazione ha avviato il procedimento non per la fondatezza o meno della messa in dubbio degli ergastoli, ma per il modo di farlo. A Tarfusser viene contestato di aver "violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio" quando il 31 marzo depositò di propria iniziativa la richiesta di revisione della condanna definitiva di Rosa e Olindo Romano "in palese violazione del documento organizzativo dell'ufficio che assegna all'avvocato generale e al procuratore generale" (che in caso di dissenso ha l'ultima parola) "la facoltà di richiedere la revisione di sentenze" qualora sopravvengano nuove prove d'innocenza.
Tarfusser è disciplinarmente accusato di avere, senza alcuna delega dal capo, per mesi tenuto contatti con i difensori Fabio Schembri e Paolo Sevesi, e da essi ricevuto consulenze scientifiche sulle asserite nuove prove a favore dei coniugi condannati in via definitiva per la strage di Erba del 2006.