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La strage di Erba di Olindo e Rosa

Strage di Erba, cos’è la pista della droga che potrebbe scagionare Rosa e Olindo

Nell’istanza di revisione del processo per la strage di Erba, la difesa di Rosa Bazzi e Olindo Romano, condannati all’ergastolo per il quadruplice omicidio, ha richiesto di sentire un nuovo testimone. All’epoca del delitto l’uomo, amico di Azuz Marzouk, marito di una delle vittime, raccontò di una faida per lo spaccio di stupefacenti.
A cura di Eleonora Panseri
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La Corte d'Appello di Brescia ha fissato al primo marzo la prima udienza per la revisione del processo per la Strage di Erba, avvenuta l'11 dicembre 2006 e in cui morirono Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. 

I dubbi espressi da Fabio Schembri, legale di Rosa Bazzi e Olindo Romano, i coniugi condannati all'ergastolo per il quadruplice omicidio "oltre ogni ragionevole dubbio", e dal sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser hanno portato i giudici a ritenere ammissibile l'istanza di rivedere la sentenza. Tra i nuovi elementi proposti nella richiesta, tornerebbe anche una vecchia pistamai presa seriamente in considerazione, secondo la difesa, che collegherebbe la morte delle quattro vittime al mondo dello spaccio.

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La pista della droga e i soldi custoditi nella casa della strage

Come riporta Il Messaggero, nelle 58 pagine della richiesta la difesa di Olindo e Rosa avrebbe infatti chiesto di sentire un nuovo testimone. L'uomo si chiama Abdi Kais ed era un amico di Azouz Marzouk, il marito di Raffaella Castagna.

Il testimone avrebbe parlato proprio di una faida con un gruppo rivale legata allo spaccio di stupefacenti e avrebbe riferito che i proventi della vendita della droga all'epoca del delitto venivano custoditi proprio nell’appartamento dove si consumò la strage. Mentre altri due testimoni avrebbero riferito di aver visto, nei pressi del condominio, tre uomini mai identificati.

Azouz Marzouk
Azouz Marzouk

Gli altri elementi considerati inconsistenti

I difensori di Bazzi e Romano mettono in discussione anche il racconto di Mario Frigerio, marito di Cherubini sopravvissuto alla strage, considerato ‘testimone chiave' deceduto nel 2014. L'uomo indicò Romano come l'assassino di sua moglie, ma, interrogato dai carabinieri dal letto di ospedale, con modalità giudicate non “rituali”, non puntò subito il dito contro il suo vicino di casa.

Al contrario, descrisse il killer come un uomo dalla carnagione olivastra, con tanti capelli neri, occhi neri e una mascella grossa. Il ricordo "riguardante Olindo Romano quale suo aggressore" sarebbe quindi "una falsa memoria", scrive il sostituto procuratore, e aggiunge "era soggetto inidoneo a rendere valida testimonianza".

Il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser
Il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser

Sempre secondo Tarfusser, anche le confessioni fatte degli imputati, e poi ritrattate, sarebbero state indotte. Il sostituto pg le definisce "dichiarazioni auto accusatorie da considerarsi false confessioni acquiescenti", fatte nella speranza di ottenere qualche beneficio.

Altro punto messo in discussione nell’istanza di revisione è la macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sul battitacco dell’auto di Romano. Tarfusser ritiene che esistano criticità sia "sull’origine che sulla modalità di conservazione" del reperto e che sia strano il fatto che non sia stata trovata alcuna traccia ematica delle vittime sui vestiti dei coniugi Romano o nella loro abitazione. Così come nessuna traccia della coppia è stata rinvenuta sul luogo del delitto.

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