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Strage di Castel Volturno, per non dimenticare (VIDEO)

A quattro anni dalla più cruenta strage di camorra mai perpetrata, la comunità ghanese e i cittadini italiani di Castel Volturno si sono incontrati sul luogo dell’agguato per ricordare le sei vittime innocenti.
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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Centosessanta proiettili di Kalashnikov. Basterebbero a giustificare un conflitto a fuoco tra due plotoni a confronto. Visti così tra il sangue farebbero pensare subito ad un campo di battaglia. Se possibile, quelli che vennero repertati sulla strada nei pressi del civico 1083 a Castel Volturno rappresentano qualcosa di peggio. La più brutale strage di camorra mai messa a segno dal potere criminale del clan dei Casalesi e del suo più sanguinario emissario di morte, Giuseppe Setola. Questa mattina, a quattro anni da quel terribile giorno i cittadini di Castel Volturno hanno voluto tributare il giusto ricordo a quelle vittime innocenti con una cerimonia di commemorazione.

Al loro fianco i cittadini ghanesi che da anni vivono e lavorano onestamente nella cittadina casertana, proprio come le sei vittime della furia omicida della camorra più potente d'Italia. Erano persone normali che erano venute in Italia per trovare lavoro e scappare dall'inferno che era diventato il proprio paese. L'inferno l'hanno però trovato nella "terra promessa" e la loro unica colpa era di essere di colore. Bastò quello a Setola e i suoi uomini per firmare la loro condanna a morte scritta con kalashnikov e l'inganno di pettoline della polizia e lampeggiante. Un "trucco" per farli rimanere tutti lì fermi, in attesa del loro destino fatale, sicuri che i ragazzi ghanesi, da persone oneste, non avrebbero avuto nulla da temere dalla polizia e non sarebbero scappati.

A ricordarli stamattina c'era tutta la società civile e le autorità, tra cui il sostituto procuratore antimafia Cesare Sirignano che ha sostenuto l'accusa nel processo contro il commando omicida. Processo reso possibile dalla testimonianza dell'unico sopravvissuto, Yoseph Ayimbora, che nonostante fosse stato colpito da diversi proiettili trovò la forza di sopravvivere per poter raccontare tutto quello che aveva visto e rendere giustizia ai suoi fratelli africani. Dopo la fine del processo, Yoseph ha raggiunto i suoi compagni ed anche e forse soprattutto alla sua memoria è stato dedicata la giornata di oggi, come i cittadini di Castel Volturno fanno ogni anno. Perché il suo gesto ha buttato giù un muro e ha dato una lezione a chi in Campania da anni abbassa la testa.

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