Strage di Altavilla, i coniugi mossi da fini economici: “Volevano creare una chiesa a casa dei Barreca”
Volevano realizzare una chiesa evangelica nella villetta di Altavilla Milicia dove Giovanni Barreca viveva insieme alla famiglia, composta dalla moglie Antonella Salamone e i tre figli. Sabrina Fina e Massimo Carandente sapevano come avrebbero voluto "riutilizzare" l'abitazione della strage legata al fanatismo religioso, la stessa casa dove i due coniugi avevano imposto la loro presenza con la scusa di "guidare spiritualmente" Barreca.
L'uomo, comunque, non aveva mai mostrato contrarietà alla presenza dei due santoni e anzi, permetteva che la coppia educasse anche la figlia più grande, la 17enne che secondo la Procura avrebbe partecipato alla strage di Altavilla Milicia.
Per la Procura, i due si sarebbero ispirati a Gisella Cardia, alias Maria Giuseppa Scarpulla, che attirava centinaia di seguaci a Trevignano sostenendo di vedere la Madonna, e a padre Giambattista Scozzaro, legatissimo alla fantomatica veggente. Il religioso, dimesso dal proprio ordine di appartenenza dei Frati Francescani dell’Immacolata, aveva fondato Casa Mariana, un luogo di culto fai-da-te a Collesano che Fina e Carandente avrebbero voluto replicare proprio a casa di Barreca.
Secondo l'accusa, per realizzare questo progetto i Fratelli di Dio avrebbero avuto bisogno di denaro che in quel momento non avevano: Carandente era infatti disoccupato, mentre Fina vendeva integratori e prodotti di bellezza, senza molto successo. Da qui sarebbe scattata l'idea di avvicinarsi alla famiglia di Barreca, con la quale Sabrina era in contatto su Facebook.
Per i due coniugi, i santoni erano esempi da seguire perché le loro esperienze avrebbero indicato loro la strada per raggiungere i loro obiettivi in un colpo solo. I due, infatti, erano stati sfrattati dal loro appartamento di via dell'Arancio a Sferracavallo e tramite l'escamotage della guida spirituale, si erano stabiliti stabilmente dai Barreca. Mettendo su la chiesa evangelica che avevano in mente, progettavano di risolvere tutti i loro problemi economici, approfittando delle offerte di chi si fosse avvicinato alla comunità che volevano creare e far crescere contattando i potenziali fedeli sui social.
Carandente e Fina avevano intenzione di svolgere le riunioni della comunità religiosa all'aperto, nel terreno antistante la casa degli orrori. La "messa" si sarebbe invece spostata nel garage attrezzato per l'occasione nella stagione invernale. I coniugi Carandente e la famiglia Barreca avrebbero però dovuto continuare a coabitare nella villetta di cui Antonella Salamone deteneva una quota insieme alla madre e ai fratelli.
Quando si sono accorti che Salamone sopportava malvolentieri la loro presenza nella villetta, i due coniugi avrebbero deciso di assecondare Barreca, ossessionato dai demoni, promettendogli di liberare la casa dal maligno con un rito collettivo divenuto in brevissimo tempo un efferato omicidio. Secondo l'accusa, Salamone era la nemica principale dei due santoni, quella vista come "l'ostacolo ai loro desideri". Non a caso, la prima a perdere la vita sarebbe stata proprio Antonella.
Il secondo a morire sarebbe stato il figlio più piccolo e l'ultimo sarebbe stato Kevin, il figlio 16enne di Antonella. A quel punto, anche la figlia di Barreca avrebbe temuto le torture. Secondo quanto scrive Il Giornale di Sicilia, la ragazza avrebbe chiesto al padre di allontanarsi da quella situazione, ma lui avrebbe insistito dicendo che in quel momento avrebbero dovuto pensare al resto della famiglia morta nella strage. "Piangeva, era disperato per quello che era successo, anche se non mi ascoltava lo stesso".