Strage Corinaldo, il patto del silenzio della banda alla prova del nove: “Ora siamo soli”
Dopo l'arresto della banda di 7 giovani per la strage dello scorso dicembre nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona, continua il lavoro degli inquirenti per cercare di ricostruire al meglio gli attimi immediatamente precedenti al fuggi fuggi nel locale, scoppiato in seguito allo spruzzo di uno spray al peperoncino, durante il quale sono morte 6 persone, 5 minorenni e una mamma. In particolare, si attende la prova degli interrogatori sul cosiddetto patto del silenzio e fratellanza che alcuni degli indagati hanno stretto dopo i tragici fatti di quella serata. Lo aveva siglato Ugo Di Puorto, tra gli indagati per la strage in discoteca prima del concerto di Sfera Ebbasta, con l'amico Eros Amoruso, morto a fine aprile durante le indagini in seguito ad un incidente stradale, e col cugino Raffaele Mormone, anch'egli iscritto nel registro degli indagati. Un "patto" che ora a distanza di mesi è alla prova del nove, cioè gli interrogatori di garanzia cui i due saranno sottoposti nella giornata di domani e che segna la linea di confine con l'altra ‘batteria' della banda modenese dello spray al peperoncino, quella cui fanno capo Andrea Cavallari, Moez Akari, Aouhaib Haddada e Badr Amouiyah, anche loro indagati.
Al patto di assoluto riserbo sull'episodio di Corinaldo fanno riferimento i due amici, Ugo ed Eros, come riferisce il gip di Ancona nell'ordinanza. Intercettati a telefono il 5 marzo scorso, i due parlano del comportamento di Raffaele Mormone che, per un disguido con Di Puorto per un'errata ripartizione degli utili dopo una ‘serata', aveva deciso di non collaborare più con i furti e parlano di un episodio che li ha uniti. "Siamo noi – dice Eros – noi tre fra' perché da quella sera e come se fossimo solo noi tre fra', non è che lo abbiamo scelto ci siamo trovati quella notte ridendo e scherzando abbiamo detto quelle cose ed io le sto rispettando quella cosa cioè e pure lui la sta rispettando". Ugo ed Eros confermano che avrebbero rispettato questo accordo, "fra' la rispettiamo da allora non ti preoccupare", dice Di Puorto. Per gli investigatori l'esistenza di un segreto inconfessabile si evince anche da un'altra conversazione, intercettata nell'auto di Di Puorto l'11 maggio, a pochi giorni dalla morte di Eros, verificatasi il 23 aprile a causa di un incidente. Di Puorto confida a Souhaib Haddada, altro indagato, qualcosa di importante, raccomandandosi affinché non riveli a nessuno quanto appreso.
Intanto, arrivano le prime dichiarazioni degli altri indagati. Andrea Cavallari, ventenne della Bassa Modenese, è stato il primo ad essere interrogato, mentre domani toccherà agli altri. Si è difeso affermando di non avere niente a che a fare con i fatti di Corinaldo: "Non ho spruzzato lo spray e non ero in contatti con gli altri ragazzi. Sono entrato in quella discoteca dieci minuti prima della tragedia", ha detto dal carcere di Genova, dove è stato arrestato mentre si trovava in vacanza. Accompagnato dal suo avvocato, Gianluca Scalera, Cavallari si è invece avvalso della facoltà di non rispondere in merito agli altri capi d'imputazione a suo carico, ovvero alle circa 20 rapine consumate sempre all'interno di locali. "È sconvolto e dispiaciuto – ha detto il legale dopo l'interrogatorio – per quanto successo alle sei persone morte alla Lanterna Azzurra. Ma non ha spruzzato lui lo spray. Non sapeva nulla". Il giudice genovese nelle prossime ore trasmetterà gli atti ai colleghi di Ancona.