Strage nelle case di riposo: in Lombardia quasi 1.000 morti tra positivi e sintomatici
Quasi mille morti nelle case di riposo della Lombardia, tra casi confermati di covid-19 e deceduti con sintomi influenzali riconducibili all'epidemia. Sono 934 i decessi lombardi nella Rsa che possono essere ricondotti all'epidemia di coronavirus, il 6,8 per cento degli ospiti totali delle strutture regionali. Lo certifica un'indagine avviata dall'Istituto superiore di sanità sulla situazione delle residenze per anziani, diventate nel corso delle settimane il centro dell'emergenza, dove il contagio miete vittime tra lavoratori e soprattutto tra le persone accudite, le più fragili.
Strage nelle case di riposo: l'indagine dell'Istituto superiore di sanità
Una situazione drammatica che ha spinto l'Istituto superiore di sanità ad avviare una survey specifica sul contagio da Covid-19 nelle Residenze sanitarie assistenziali, con l'obiettivo di monitorare la situazione e trovare le strategie per affrontare l'emergenza. Il documento dell'Iss presenta un quadro completo della situazione delle Rsa aggiornato al 6 aprile. In Italia sono 4.500 le strutture e l'indagine ha riguardato le 2.500 al momento censite. Il 90 per cento di queste ha risposto alle domande inviate permettendo di delineare un quadro molto chiaro della situazione.
In Lombardia un deceduto su due positivo a covid-19 o con sintomi rinconducibili
Dal 1° febbraio alla data di compilazione del questionario 3859 residenti delle Rsa sono deceduti in Italia. Quasi la metà sono morti in Lombardia (47.2 per cento), un'altra quota importante in Veneto (19.7 per cento). Quanti di questi decessi sono legati alla pandemia? Dalla survey emerge che 133 erano risultati positivi al tampone e 1310 avevano presentato sintomi simil-influenzali. Questo significa, spiega l'Iss, che il 37.4 per del totale dei decessi ha interessato residenti con riscontro di infezione da SARS-CoV-2 o con manifestazioni simil-influenzali.
Tasso di mortalità: in Lombardia deceduti 6.8 ospiti su 100
Considerando i decessi di persone risultate positive o con sintomi simil-influenzali, il tasso di mortalità nazionale è del 3.1 per cento ma sale fino al 6.8 per cento in Lombardia – la regione al centro dell'emergenza – dove però circa un quarto delle strutture ha un tasso di mortalità maggiore o uguale al 10 per cento.
Picco anomalo di morti tra il 16 e il 31 marzo
La rilevazione dell'Iss ha permesso anche di fotografare l'andamento delle morti nelle Rsa nel corso delle settimane. Si può notare che la maggiore parte dei decessi in Lombardia (49,7%), in Veneto (41,2%), in Piemonte (49%) e in Toscana (40%) si è verificata tra il 16 e il 31 marzo. In Liguria questo dato è addirittura del 100%. Un andamento anomalo e lontano dalle normali dinamiche delle influenze stagionali.
In Lombardia solo 261 portati in ospedale
A fronte di questi numeri spaventosi, solo 1969 persone sono state portate in ospedale (non solo per sintomi da coronavirus, ma per tutte le cause), di cui solo 261 sono i ricoverati in Lombardia. In media 1.6 per struttura. Una cifra bassissima rispetto a Veneto (6 ricoverati per struttura), Emilia Romagna (4.2), Liguria (10), Piemonte (4.4), Marche (3.1), Toscana (4.5), Lazio (3.7), Friuli Venezia Giulia (5.2). Questo conferma quanto denunciato dagli operatori, e cioè che la stragrande maggioranza delle vittime lombarde non è mai arrivata in ospedale.
L'85,9 per cento lamenta mancanza di dispositivi di protezione
Alle residenze interpellate è stato chiesto quali fossero le principali difficoltà affrontate nel corso dell’epidemia di coronavirus. L'85.9% riporta la mancanza di dispositivi di protezione individuale come guanti e mascherine. Il 17.7% lamenta una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l’infezione. L'11.9% segnala una carenza di farmaci, il 35.1% l’assenza di personale sanitario, l'11.3% la difficoltà nel trasferire i residenti affetti da Covid-19 in strutture ospedaliere. Il 24.9% dichiara di avere difficoltà nell’isolamento dei residenti contagiati. Infine il 17% delle strutture comunica di avere casi di positività tra il personale.