Strage Carignano, il funerale del padre killer. Il vescovo: “La chiesa accoglie tutti senza giudicare”
“La comunità cristiana accoglie tutti, senza scandagliare le coscienze. Perché la coscienza è un santuario personalissimo, le chiavi per accedervi le ha solo Dio”. Con queste parole monsignor Pier Giorgio Micchiardi ha iniziato l’omelia funebre di Alberto Accastello, il 40enne di Carignano (Torino) che ha ucciso la moglie Barbara e i figli di due anni e poi si è tolto la vita. Nella chiesa dei Santi Giovanni Battista e Remigio erano presenti il sindaco Giorgio Albertino e tanti concittadini, rimasti sul sagrato. Di fronte all’ingresso della parrocchia sono state deposte le corone inviate dai familiari e dai colleghi di Accastello.
“Il funerale è un gesto di carità anche nei confronti dei parenti – ha spiegato, come riporta il Corriere della Sera, il vescovo emerito di Acqui Terme – La chiesa accoglie tutti senza giudicare la coscienza di ognuno di uno di noi, che è uno scrigno misterioso di cui solo Dio ha le chiavi”. E ha aggiunto: “Non si può non prendere in considerazione la gravità di certe azioni, ma deve essere una considerazione che ci stimola a sostenere il cammino delle famiglie nel momento di difficoltà. Di fronte alla morte e alla tragedia che è avvenuta abbiamo bisogno di un cammino di luce che ci viene da Gesù Cristo, che ha vinto la morte con la resurrezione”.
I funerali di Barbara Gargano, 38 anni, e dei due gemellini Alessandro e Aurora saranno celebrati a Frossasco dove abita la famiglia della donna. La famiglia delle vittime sta cercando di organizzare la cerimonia per lunedì, ma il nulla osta dalla Procura non è ancora arrivato, per cui la funzione potrebbe essere posticipata di un giorno.
La strage familiare
Prima di sparare ai familiari, Accastello ha telefonato al fratello che vive a Racconigi, in provincia di Cuneo: "A breve non ci sarò più", queste le brevi e sconvolgenti parole cui ha fatto seguito il clic della telefonata riappesa. Sarebbe stato proprio loro a dare il primo allarme al 112. L’uomo lavorava da 20 anni in un’azienda agricola di Ceretto che produce sementi. La strage si è consumata domenica notte: il 40enne ha uccisi tutti con un solo colpo di pistola alla testa. Aurora, più di tutti, ha cercato di lottare ma martedì pomeriggio anche i medici dell'ospedale Regina Margherita hanno dovuto arrendersi. Le lesioni cerebrali causate dal proiettile erano troppo gravi.