Strage bus Irpinia, si rafforza l’ipotesi del guasto
Si rafforza sempre di più l'ipotesi di un guasto strutturale al bus come causa principale dell'incidente in Irpinia che ha causato la morte di 38 persone. Come hanno raccontato alcuni testimoni e sopravvissuti al terribile incidente sull'autostrada A16 prima dello schianto infatti si sarebbe sentito un tonfo secco seguito da un forte rumore e solo dopo l'autista del mezzo ha tentato una manovra disperata accostandosi al guardrail per cercare di fermare il bus impazzito. Le testimonianze dunque confermerebbero le prime ipotesi di un guasto avanzate già lunedì dopo il ritrovamento di alcuni pezzi di motore lungo l'autostrada nel tratto precedente al cavalcavia da dove è precipitato il pullman. Dai primi rilievi della Polstrada sembra che l'impatto con il guardrail sia avvenuto ad una velocità compresa tra i 100 e 110 km orari, ma prima dell'incidente la velocità tenuta dall'autista del bus era stata sempre nei limiti consentiti.
Ovviamente le indagini proseguono senza escludere alcuna ipotesi e maggiore chiarezza sarà possibile solo dopo le perizie tecniche sul bus e sui pezzi ritrovati già disposte dal procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo. Da una prima analisi superficiale sembra che un pezzo di trasmissione rinvenuto lungo l'autostrada sia risultato compatibile con il veicolo il che avrebbe reso impossibile la frenata del bus. Da quanto si apprende l'autobus era molto vecchio anche se era stato revisionato appena a marzo, visto che aveva percorso già 900mila chilometri, come ha spiegato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Inoltre, come ha reso noto la Direzione dei trasporti, era stato messo instrada nel 1995 cioè 18 anni fa per poi essere immatricolato nuovamente nel 2008. Gli investigatori della Polstrada intanto continuano le verifiche sul posto dell'incidente anche per accertare responsabilità su un altro filone dell'inchiesta, quello sulla sicurezza delle barriere protettive che riguarda più da vicino il comparto autostradale.