Strage Altavilla, trovate tazzine accanto ai resti di Antonella. La figlia aveva detto: “Sono maledette”
A pochi decine di metri dalla villetta degli orrori di Altavilla Milicia, dove sono stati uccisi Antonella Salamone e i suoi due figli minorenni Kevin ed Emmanuel, i Carabinieri del Ris hanno trovato degli oggetti che erano stati seppelliti insieme alla moglie di Giovanni Barreca, il muratore che la notte dell’11 febbraio scorso chiamò i Carabinieri e confessò di aver ucciso tre dei suoi familiari.
Oggetti come delle tazzine di ceramica che le persone arrestate dopo la strage familiare – oltre a Giovanni Barreca sono in carcere i cosiddetti “fratelli di Dio” Massimo Carandente e Sabrina Fina e anche la figlia 17enne figlia e sorella delle vittime – avevano appunto deciso di seppellire insieme ai resti della donna.
Il perché lo aveva spiegato la stessa diciassettenne dopo la strage, parlando di oggetti “maledetti” secondo la coppia di coniugi Carandente-Fina. “La buca l’hanno scavata mio padre e Kevin, e sempre loro l’hanno messa nella buca – le dichiarazioni della diciassettenne dopo la strage contenute nell'ordinanza di convalida del fermo -. Sabrina e Massimo guardavano e dicevano di portare lì tutte le cose di mia madre e metterle nel pozzo. Erano ad esempio tazze da collezione, attrezzi da cucina che dicevano fossero maledetti, alcune bomboniere. Poi hanno coperto e dato fuoco a tutto, compresa mia madre”, l’agghiacciante racconto dell’adolescente.
Nei giorni scorsi i Carabinieri del Ris sono tornati nella villetta di Altavilla Milicia e hanno passato al setaccio la villa e l'ampio giardino proprio alla ricerca di nuovi elementi utili per ricostruire il triplice omicidio. Nel corso della trasmissione “Ore 14” è intervenuto l’avvocato Giancarlo Barracato, che difende Giovanni Barreca e che è entrato nella casa: “Ho notato che in prossimità della fossa che era stata scavata per il corpo della signora Salamone c’era appunto una serie di residui, cocci e tazze varie da collezione che erano state poste ai bordi di questa fossa”, ha detto il legale secondo cui il suo assistito, marito e padre delle vittime, non può aver fatto tutto da solo. “Da solo Barreca non avrebbe potuto portare a termine questo progetto”, è convinto l’avvocato.
Nei giorni successivi alla strage Ambrogio Cartosio, procuratore della Repubblica di Termini Imerese, aveva parlato di una strage “causata dal comportamento dei tre soggetti, Giovanni Barreca e i suoi complici, che hanno operato per molti giorni all'interno di quella casa animati da un delirio mistico”. E sempre il procuratore aveva parlato dei coniugi arrestati come soggetti che vivono una dimensione religiosa particolare, “accesamente anti-satanista”. “Il risultato è che la frequentazione convince Barreca e anche i figli grandi che nella casa c'è una presenza demoniaca. Demoni che si sono impossessati dell'ambiente, il che porta ad una situazione che spinge questa gente ad adoperarsi per allontanare i demoni con torture inflitte alle persone che ritengono possedute”. Queste convinzioni hanno probabilmente spinto gli arrestati a gettare, insieme al corpo di Antonella Salamone torturato e dato alle fiamme, anche gli oggetti che le erano più cari.