Strage Altavilla, il ruolo dei coniugi: “Prima di morire, mamma disse che dovevano fare pulizia di demoni”
Subito dopo l'arresto si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e tramite il loro avvocato si sono detti innocenti, negando qualsiasi coinvolgimento nella tremenda strage familiare consumatasi all'inizio del mese di febbraio ad Altavilla Milicia, piccolo comune del Palermitano. Ma, secondo quanto è stato ricostruito finora dagli inquirenti, i coniugi Sabrina Fina e Massimo Caradente (di 42 e 51 anni) non solo sarebbero stati complici dell'omicidio della 42enne Antonella Salamone e dei due figli Kevin ed Emanuel, di 15 e 5 anni, moglie e figlie del muratore 54enne Giovanni Barreca, ma avrebbero guidato attivamente i ‘riti di purificazione‘ che li hanno condotti alla morte.
È quanto emerge dalla lettura del provvedimento di convalida del fermo emesso nei confronti dei tre e di quello della figlia 17enne di Barreca, sopravvissuta al delitto e ritrovata nell'abitazione della sua famiglia dopo la telefonata fatta dal padre Giovanni ai militari dell'Arma, nella quale confessava di aver ucciso gli altri membri. La ragazza, che ha fornito una dettagliata ricostruzione di quanto accaduto nei giorni precedenti, è stata trovata addormentata, mentre nelle altre stanze i militari hanno rinvenuto i cadaveri dei suoi fratelli e nel giardino i resti carbonizzati della madre.
L'incontro sui social con i coniugi e la messa in atto del "rituale"
L'arrivo dei coniugi nella vita della famiglia di Barreca risalirebbe tra la fine di gennaio e l'inizio del mese di febbraio, quando Antonella Salamone aveva conosciuto la 42enne e il 51enne sui social. Come raccontato dalla figlia sopravvissuta, la frequentazione tra i genitori e i due nuovi ‘amici' era diventata esclusiva nei giorni precedenti al massacro: "Sabrina e Massimo frequentavano i miei genitori e assistevano ai litigi (pare che i due discutessero di frequente per questioni di soldi, ndr), nelle ultime settimane frequentavano solo loro".
All'incirca una settimana prima che venissero uccisi la donna, il figlio adolescente e il bimbo di 5 anni, Fina e Caradente si erano trasferiti stabilmente nella loro casa di Altavilla Milicia. Qui i due avrebbero convinto non solo Barreca, ma anche i due figli più grandi, del fatto che Salamone e Emanuel fossero posseduti da un demone e avrebbero messo in atto un riturale per espellere questo spirito dai loro corpi, tramite gravi torture fisiche che li avrebbero poi portati alla morte. "Mia madre, prima di morire, mi disse che erano venuti da noi solo ed esclusivamente per fare pulizia nella casa, perché c'erano troppi demoni", si legge infatti nel racconto fatto dalla 17enne.
I due coniugi, prima che iniziasse tutto, si sarebbero premurati di sequestrare i telefoni presenti in casa, così da impedire a qualcuno di chiedere aiuto. Alle violenze avrebbero partecipato anche il 54enne, la 17enne e il figlio 15enne, in seguito ucciso perché anche lui avrebbe avuto in sé un demone. Ma, dopo la scomparsa della madre, i cui resti sarebbero stati dati alle fiamme dai due coniugi con il contributo degli altri membri della famiglia, sarebbe toccato anche al bambino di 5 anni e al ragazzo di 15 diventare oggetto della follia mistica del gruppo. "Una sera, dopo la morte di mia madre, Massimo aveva mal di testa, e sosteneva che fossero dei demoni ad attaccarlo. Si è alzato, è andato da mio fratello e gli ha detto: ‘Il problema sei tu‘", ha spiegato ancora l'unica figlia sopravvissuta.
Gli inquirenti: "Hanno agito in preda a una forma di delirio mistico"
Quanto emerso dal racconto della 17enne e dalle evidenze raccolte, gli inquirenti sostengono che gli indagati abbiano "agito in preda ad una forma di delirio mistico, da quanto rappresentato dall'unica testimone oculare delle torture e delle uccisioni dei familiari, ritenendo di agire in esecuzione della volontà di Dio per allontanare i demoni presenti all'interno di quel nucleo familiare".
Questo, tuttavia,"non può ritenersi però, in alcun modo, un frangente di estemporanea perdita di controllo, – si legge ancora nell'ordinanza di convalida del fermo – in quanto la loro ferma convinzione ha portato i tre correi a riunirsi per giorni all'interno dell'abitazione familiare Barreca- Salamone ponendo in essere diversi agiti criminosi ai danni delle stesse vittime, prima di decidere consapevolmente di cagionarne la morte in modo particolarmente efferato".