Strage Altavilla, dopo gli omicidi Giovanni Barreca cercò di riparare l’auto con l’imposizione delle mani
Ha incontrato l'avvocato Giancarlo Barracato nel carcere dove è attualmente detenuto con l'accusa di aver ucciso, in concorso con i due complici e la figlia 17enne, la moglie Antonella Salamone e i due figli di 16 e 5 anni. Il 54enne Giovanni Barreca deve ancora chiarire moltissimi punti delle indagini, dalle 12 ore trascorse lontano da casa dopo la strage fino al cellulare gettato via alla stazione di Altavilla Milicia. Interrogativi sui quali i Ris si stanno concentrando da settimane indagando nella villetta dove un'intera famiglia è stata torturata e uccisa per un esorcismo.
Quello che è chiaro per il momento, infatti, è che alla base del delitto vi fosse un "delirio mistico", il dettame di una vera e propria setta che faceva capo a Sabrina Fina e Massimo Carandente, i due coniugi che si facevano chiamare "fratelli di Dio". Secondo Giovanni Barreca, infatti, l'abitazione dove la famiglia viveva doveva "essere liberata dai demoni" e per farlo aveva bisogno "dell'aiuto mistico di Carandente e Fina", la coppia che si era stabilita nella loro villetta per "allontanare il demonio".
Barreca sarà sottoposto a perizia psichiatrica, anche alla luce dei dettagli emersi dalle indagini negli ultimi giorni. Secondo quanto emerso e confermato dal legale del 54enne, infatti, l'uomo avrebbe dormito nella sua auto per dodici ore e quando ha provato a far ripartire il motore (senza successo), ha cercato di riparare la vettura con l'imposizione delle mani sul cofano.
Antonella Salamone voleva lasciare Barreca
Secondo quanto emerso dalle indagini, per i due "fratelli di Dio" il demonio aveva preso il controllo dei due figli maschi di Barreca, uno di 16 e l'altro di 5 anni, e della moglie del 54enne, Antonella Salamone. Era stata lei la prima a manifestare i suoi dubbi sulla coppia, pensando più volte alla possibilità di andarsene dalla villetta familiare e di portare con sé i figli. Stando ai dettagli emersi dalle indagini, era stata proprio la coppia mistica a far desistere Antonella da quell'idea: in un audio a un'amica, la donna raccontava che i due le avevano fatto capire che se si fosse allontanata dall'abitazione familiare, non avrebbe avuto l'appoggio dei figli.
Per questo motivo la donna era rimasta in quella casa e stava cercando di rendersi indipendente per trovare presto una nuova sistemazione da condividere con i figli. Antonella Salamone è invece stata torturata e uccisa, poi il suo corpo è stato malamente occultato nel giardino poco lontano dalla casa degli orrori. Adesso si indaga sulle 12 ore che Barreca avrebbe trascorso girovagando dopo la strage di Altavilla. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti anche le telecamere di videosorveglianza della zona e i dispositivi elettronici dei protagonisti della vicenda ora nelle mani delle autorità.
"Saranno le indagini dei Ris a indicarci la strada – ha spiegato Barracato – ci sono diverse perplessità, domande alle quali rispondere per ricostruire la dinamica dei fatti".
Le intercettazioni, le 12 ore di assenza e il mistero dei cellulari
Le ultime novità investigative riguarderebbero le intercettazioni sulle conversazioni di Sabrina Fina e Massimo Carandente. Si cerca di ricostruire le ore prima delle torture, i loro percorsi e i loro dialoghi prima del delitto attraverso telecamere di videosorveglianza e celle telefoniche sparse sulla strada per arrivare nella villetta di Barreca.
Massima attenzione anche sui cellulari che mancherebbero all'appello degli inquirenti: secondo quanto reso noto, dopo aver accompagnato la coppia di complici alla stazione per lasciare Altavilla Milicia, Barreca avrebbe gettato via un cellulare che non era il suo. Sarebbe stato quello del figlio 16enne, ma secondo l'avvocato del 54enne l'indiscrezione è ancora da verificare, così come la ricostruzione fatta sulle 12 ore dopo il delitto, lasso di tempo in cui Barreca non sarebbe rientrato, lasciando la figlia 17enne da sola a casa.
"Ha detto di aver dormito dalle 13.30 alle 21.15 di sera in auto – spiega Barracato alla trasmissione Mattino 5 -. Poi, dopo essersi svegliato, avrebbe provato a mettere nuovamente in moto la vettura ma non ci è riuscito". A quel punto, secondo quanto ricostruito, il 54enne avrebbe compiuto un gesto che, secondo il legale, è indice del delirio mistico nel quale si trovava. "Ha provato a riparare l'auto imponendo le mani sul cofano e recitando alcune preghiere". La macchina, ovviamente, è rimasta lì.