Strage a Mestre, l’amica dell’autista Alberto Rizzotto: “Stava bene, amava il suo lavoro ed era felice”
Una brava persona, ligia al lavoro e soddisfatta dal punto di vista professionale. A tracciare un quadro di quello che era Alberto Rizzotto, l'autista morto nel tragico incidente avvenuto sul cavalcavia Libertà a Mestre nella serata di ieri, è Alberta Bellussi, sua amica e compaesana.
La donna, residente a Tezze di Piave, in provincia di Treviso, ha raccontato di aver visto crescere Rizzotto e di avergli fatto per anni ripetizioni di italiano e di inglese.
"Era una persona buona, si vedeva dal suo viso – ha raccontato a Fanpage.it -. Se parlo di lui, è perché non voglio che passi per una persona disattenta o per un criminale che non era. Amava il suo lavoro, era felice e si sentiva realizzato. Era anche un autista esperto. Quando aveva il turno di notte, Alberto dormiva tutto il pomeriggio. Aveva iniziato a lavorare da 90 minuti, non credo proprio che fosse stanco".
Si è fatta un'idea di cosa possa essere successo a Mestre?
Non lo sappiamo. Io sono sicura che lui non avesse problemi di salute, stava bene. Potrebbe essere successo di tutto, questo non lo sappiamo. So però che Alberto amava il suo lavoro e che era molto attento.Se quel guardrail non fosse stato di 40 centimetri, probabilmente una tragedia del genere non si sarebbe verificata.
Come avete capito che la persona coinvolta nell'incidente era proprio Alberto?
Sapevamo che lavorava per i turisti e che li trasportava al camping. Poco prima della tragedia, aveva postato sui social che stava per iniziare il suo turno di lavoro e per questo, quando in paese sono arrivate le prime notizie, abbiamo iniziato a scrivergli messaggi in massa. Nella chat di Messenger non entrava da tre ore e mezza, su Whatsapp dalle 18 del pomeriggio.
Tutti noi abbiamo iniziato a scrivergli sperando che rispondesse presto e che ci dicesse che non era coinvolto in quella tragedia, ma purtroppo non è andata così.
Conosce quel tratto di strada?
So che viene praticata ogni giorno da pullman, camion e auto. Con un incidente è facile cadere nella ferrovia. Del guardrail sfondato dal pullman si sono lamentati in tanti negli anni. Da quello che so, decine di automobilisti e autisti ne parlano.
Alberto lavorava sempre sulla stessa tratta?
Sì, la conosceva benissimo, ci lavorava da quasi dieci anni. Non ricordo di averlo sentito lamentarsi del guardrail lì presente, ma posso dirle che molti automobilisti hanno espresso almeno una volta perplessità su quella barriera di sicurezza.
Alberto lavorava a Mestre da anni ma viveva a Tezze di Piave, lo vedeva spesso?
Ci vedevamo spesso. In paese abbiamo un solo bar per fare colazione di sabato e capitava che ci incontrassimo, scambiavamo qualche parola. Circa 15 giorni da ci siamo incontrati e abbiamo chiacchierato. Oggi in paese avremmo dovuto celebrare la festa del Santo Patrono, ma è stata annullata dopo la strage. Ho un solo rimpianto nei confronti di Alberto, purtroppo.
Cioè?
Ieri pomeriggio, ben prima di iniziare il turno di lavoro, Alberto mi aveva mandato un messaggio per sapere come sto. Ho perso mia madre da poco e lui era preoccupato per me. Io non ho risposto, poi abbiamo sentito della tragedia e gli abbiamo mandato decine di messaggi sperando che rispondesse.
In paese non riusciamo ad accettare che proprio lui che non ha mai fatto del male a nessuno e che era così preciso sul lavoro sia finito in una tragedia del genere. Un lutto è devastante, ma una cosa simile è davvero terribile.La dinamica per noi resta inspiegabile.
Si è fatta un'idea dell'accaduto?
Nel filmato diffuso in queste ore si vede Alberto che perde leggermente il controllo del mezzo, ma andava pianissimo e una tragedia simile non si spiega.
Noi siamo distrutti. Fa davvero rabbia pensare che spesso le situazioni vengono prese in mano dalle autorità quando ci scappa il morto. Io sto provando a raccontare a chi me lo chiede chi era davvero Alberto: una persona gentile e un gran lavoratore. Non merita che la sua memoria venga infangata.