Strage a Casteldaccia, la figlia dell’operaio Roberto Raneri: “Non poté studiare, la mia laurea sarà per lui”
"Quel giorno ho saputo cosa era successo a mio padre solo dopo le 18. Stavo facendo lezione di canto ai bambini e vedevo arrivare telefonate e messaggi di mio fratello e del mio fidanzato. Anche mia madre ha iniziato a scrivermi chiedendomi di provare a chiamare papà. Pensavo che fosse successo qualcosa ma cercavo di scacciare il pensiero. Adesso voglio giustizia per lui". A parlare è la figlia 23enne di Roberto Raneri, l'operaio morto il 6 maggio nelle fognature di Casteldaccia insieme ad altri 4 operai.
A ucciderlo, secondo quanto svelato anche dall'autopsia, l'idrogeno solforato inalato nelle fognature dove avrebbe dovuto effettuare un intervento di manutenzione ordinaria insieme ad altre sei colleghi.
L'ultimo scatto con il papà per Chiara risale a luglio: i due sono ritratti in un abbraccio durante i festeggiamenti della laurea triennale in Didattica della musica al conservatorio di Palermo. "Per papà era un orgoglio – ha raccontato la ragazza al quotidiano La Repubblica -. Ha fatto molti sacrifici per farmi studiare, era molto contento. Mi aiutava sempre a trovare una soluzione, mi spronava a superare gli ostacoli. Aveva una forza interiore incredibile e la usava per aiutare tutti".
"L'anno prossimo sarà la volta della laurea specialistica, anche se lui non ci sarà – ha continuato -. La dedicherò a lui, perché lui non aveva potuto continuare a studiare. Avevamo fatto una grande festa per la triennale, era felice".
Raneri era arrivato alla Quadrifoglio di Partinico quattro anni prima, dopo aver lasciato il lavoro da operaio agricolo. "Aveva trovato una maggiore stabilità, era più tranquillo. Era contento dei colleghi e del titolare, lo diceva sempre. Il 6 maggio però è successo qualcosa, io gli avevo chiesto di venirmi a prendere a Palermo dopo la lezione e lui mi aveva risposto che al lavoro era una giornata un po' complessa e che me ne avrebbe parlato a cena. Questo purtroppo non è successo: lui ha visualizzato i nostri messaggi fino alle 13, poi più nulla".
"Non potrò mai dimenticare il suo modo di fare scherzoso, sempre con la battuta pronta, amico di tutti" ha ricordato la 23enne. Raneri era inoltre un grande tifoso del Milan, anche se tutti i soldi che guadagnava li spendeva per la moglie e i due figli, senza mai essersi concesso un giorno allo stadio. Per ognuno dei loro traguardi però voleva organizzare una festa con amici e familiari.
Per la messa del funerale, celebrata lunedì scorso dal vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli, c’era tutta la comunità di Alcamo che lo conosceva e lo stimava. Tutti si sono stretti attorno alla moglie Benedetta, alla figlia Chiara e il figlio minore, Gioele, di soli 14 anni.