Stop alla registrazione dei figli di coppie gay a Torino, i genitori a Fanpage: “Duro colpo per noi”
"È un duro colpo per tutti noi e per la nostra città, Torino – spiega Sonia De Marzo, mamma di due gemelli nati all'interno della sua famiglia omogenitoriale, con due mamme – siamo state felicissime quando abbiamo saputo che potevamo registrare i bambini come figli di entrambe, perché la mia compagna è mamma dei bambini tanto quanto lo sono io".
Preoccupazione, ansia, la sensazione che ti sia stato tolto qualcosa, questo si percepisce dalle reazioni dei genitori di bambini registrati nello speciale albo, creato dalla ex sindaco di Torino Chiara Appendino nel 2018, che consentiva alle coppie omosessuali di registrare i figli di una delle due come figli di entrambe, e che ha liberato la gestione familiare dall'incubo delle deleghe continue, ma anche dalla paura che, se per disgrazia il genitore naturale fosse morto, i figli avrebbero perso di colpo entrambi i genitori, perché tecnicamente la ‘mamma sociale', così viene chiamata la mamma non naturale, senza un registro del genere vale tanto quanto una totale estranea.
La vicenda è quasi ‘antica' perché risale a 6 anni fa, le coppie che hanno registrato un figlio all'interno del registro di Torino sono poco più di 70 e sono arrivate negli anni da tutta Italia, ci sono dei registri in altre città come Milano, ma è bastata una lettera del prefetto di Torino Raffaele Ruberto indirizzata al Sindaco di Torino Stefano Lo Russo, eletto pochi mesi fa, per costringere il primo cittadino a sospendere il registro: il prefetto fa riferimento alla legge nazionale e prefigura l'ipotesi di un reato di abuso d'ufficio per il sindaco e la conseguente potenziale caduta in caso di inadempimento alla legge.
Insomma ci vuole una norma nazionale, non basta un escamotage legale. Giziana Vetrano, mamma arcobaleno e genitore insieme a sua moglie Donatella, di Tommaso, 12 anni, ritiene che sia venuto il momento per combattere per i propri diritti e, soprattutto, per i diritti dei propri figli: "Quello che non viene capito è che non è per un vezzo che noi vogliamo il riconoscimento – spiega – ma è per proteggere i nostri figli, perché loro sanno già tutto, capiscono già tutto e sono più avanti di noi. È ora che l'Italia si adegui agli standard europei dei paesi più civili".
"I bambini, i miei figli, non hanno alcun problema, nessuno li prende in giro, nessuno li bullizza – dice Sonia con amarezza – l'unico vero bullo è la politica, che se la prende con noi e con i nostri figli e non si rende conto che la realtà è già qui, sotto i loro occhi".