Saranno stati pure mossi dalle migliori intenzioni, e dalla volontà di salvaguardare la salute dei loro concittadini, ma ieri Merkel, Draghi, Macron, Sanchez, Costa, i più europeisti tra i leader europei, si sono comportati come i peggiori dei sovranisti. E nel volgere di poche ore, hanno inferto un colpo mortale alle istituzioni europee.
Difficile dirla altrimenti, mentre oggi tutti i giornali titolano sull’Europa che blocca Astrazeneca, e mentre tutti i commentatori discettano sulla pessima figura dell’Europa, laddove le istituzioni europee, l’Ema prima di tutte, non c’entra nulla con la decisione di sospendere la somministrazione del vaccino Astrazeneca. Anzi, ironia della sorte, mentre il ministro della salute tedesco Jens Spahn annunciava lo stop tedesco, l’Ema stava rassicurando il Parlamento Europeo sulla sicurezza del vaccino anglo-svedese.
Certo, colpa anche nostra che questa vicenda la raccontiamo, con semplificazioni e stereotipi. Perché la narrazione fattuale di quanto accaduto è quella di tre leader sovranisti, guidati dallo Stato sovrano più forte dell’Unione Europea, che hanno deciso di fregarsene dell’Unione Europea e di fare carta straccia della delega in bianco che avevano affidato all'Ue nella gestione delle negoziazioni sui vaccini e nella verifica della loro effettiva sicurezza.
Non è la prima volta che accade, peraltro, che gli Stati nazionali scavalchino l’Unione Europea. Anzi, a dirla tutta, è quel che accade regolarmente, che si tratti di emergenze umanitarie legate ai richiedenti asilo o di regole di bilancio. Non a caso, l’organismo decisionale più importante dell’Unione è il Consiglio Europeo, il consesso dei capi di Stato e di governo, le cui decisioni e i cui veti sono risolutivi nel definire l’orientamento politico dell’Unione su ciascuna questione. Allo stesso modo, più delle alleanze transnazionali tra conservatori e progressisti, in Europa contano le alleanze tra Paesi, siano essi il Nord contro il Sud, o l’Est contro l’Ovest, o il blocco tedesco contro quello di Visegrad o contro quello Mediterraneo.
L’Europa, piaccia o meno, funziona ancora così. Con una cessione di sovranità a Bruxelles che è solo sulla carta, laddove a comandare sono i rapporti di forza tra Berlino e Parigi. E finché sarà così, finché gli Stati potranno decidere a piacimento cosa fare e finché l’Unione Europa rimarrà a fare da capro espiatorio, spiacenti, ma il sogno europeo non nascerà mai, nonostante tutte le professioni di fede europeiste di Merkel, Macron e Draghi.
Anzi, al contrario, saranno proprio loro, i messia dell’europeismo, a dare a Salvini, Le Pen e Orban l’argomento principe di cui hanno bisogno per decretare la fine di quel sogno: che l’Unione Europea non è il superamento degli Stati nazionali europei, ma la via attraverso cui i più grandi tra loro impongono agli altri le loro decisioni. Provate a dargli torto, oggi.