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Stefano Gheller chiede il suicidio assistito: “La mia morte serva per libertà di scelta in Italia”

Stefano Gheller ha chiesto l’attivazione della procedura per il suicidio assistito all’Usl 7 Pedemontana, a Vicenza. Il caso dell’uomo affetto da distrofia muscolare fin dalla nascita sarà valutato da una Commissione etica nominata dall’azienda ospedaliera. “Anni fa sono andato in Svizzera per ottenere l’eutanasia, ma poi ho deciso di dare un senso a tutto questo lottando in Italia. Lo faccio anche per mia sorella: lei vuole vivere nonostante la malattia, ma se dovesse cambiare idea voglio che sia libera di decidere”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Stefano Gheller, 49enne residente a Cassola (Vicenza), ha inoltrato una lettera alla Usl 7 Pedemontana per chiedere l'attivazione della procedura per il suicidio assistito. Il direttore generale Carlo Bramezza ha fatto sapere che sarà nominata una commissione con il compito di valutare la richiesta del paziente affetto da una grave forma di distrofia muscolare.

"Tutti i giorni penso al modo in cui morirò e immagino che quel giorno mi sentirò sollevato all'idea di non fare più così tanta fatica – ha raccontato il 49enne al Corriere della Sera -. Mi dispiacerà solo lasciare mia sorella perché anche lei è malata e soffre quanto soffro io".

Gheller ha intenzione di seguire la strada di Federico "Mario" Carboni, che si è spento con il suicidio medicalmente assistito dopo il via libera del Comitato etico dell'Azienda sanitaria delle Marche.

"Non desidero morire in questo istante – ha continuato il 49enne di Cassola – ma voglio avere il diritto di farlo appena sentirò che è arrivato il momento. La richiesta serve a questo: a fare in modo che tutto sia pronto e nessuno possa impedirmi di andare fino in fondo".

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Del resto, la malattia ha reso estremamente difficile la sopravvivenza negli ultimi anni. Gheller dipende infatti da un respiratore al quale è attaccato 24 ore su 24.

"Vivo sulla sedia a rotelle da quando avevo 15 anni. La mattina, quando mi sveglio, so che potrei morire soffocato dal cibo o da un sorso d'acqua. D'inverno devo restare chiuso in casa per mesi perché un raffreddore potrebbe uccidermi". Il 49enne aveva deciso di andare in Svizzera, dove l'eutanasia è già regolamentata.

"Perché mi sono fermato? Volevo dare un senso alla mia morte rimanendo qui. Volevo lottare con l'associazione Coscioni affinché anche in Italia si possa esercitare questo diritto. Lo faccio anche per mia sorella: lei vuole vivere, ma se in futuro cambiasse idea, voglio che possa godere di libera scelta".

Gheller ha ereditato la distrofia muscolare dalla madre, che però è stata vittima di un decorso lento della malattia. "Alla mia età ancora camminava – ha raccontato -. Per me è diverso, ormai ho bisogno di un ventilatore per respirare e peggioro sempre di più".

Se il Comitato etico della Usl dovesse acconsentire al suicidio assistito, il 49enne riceverà alla presenza di un medico una scatoletta contenente un pulsante. "Quando lo premerò, mi verrà somministrato un farmaco che mi farà addormentare per sempre. L'idea non mi terrorizza più di tanto".

L'uomo ha espresso il desiderio di conoscere il governatore del Veneto Luca Zaia per chiedergli di farsi parte attiva affinché la politica si impegni sulla legge per il fine vita. "Gli chiederei anche di aiutare chi, pur trovandosi nella mia condizione, non vuole il suicidio: servono aiuti economici. La pensione di invalidità non basta per un'esistenza dignitosa".

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