Stefano, da obeso a modello di Dolce e Gabbana: “Mi chiamavano arancino con i piedi”
È una storia di riscatto quella di Stefano Fappiano, un giovane siciliano – originario di Ragusa – che ha deciso di riprendere in mano la sua vita, di trasformare il dolore e gli insulti in forza. Non è stato facile ma il risultato è andato oltre ogni aspettativa. Oggi Stefano è alto, magro e con un fisico atletico: il suo passato, invece, è stato travagliato. Era basso e in sovrappeso:
Non uscivo più di casa. Mi sentivo inferiore agli altri, mi cantavano la canzoncina "nano, nano, qua la mano" quando giocavo a basket. Poi mi diedero persino dell'"arancino con i piedi" perché ero obeso. La mia vita era diventata un incubo al punto che ho pensato di farla finita.
Un tunnel, una depressione dalla quale sembrava essere impossibile uscirne fuori. Tre anni chiuso in casa fino al giorno della svolta. Stefano si è detto "o mi ammazzo o cambio vita". E, su suggerimento del padre, ha deciso di trasformare il suo fisico, di credere in se stesso, di andare in palestra, di mangiare in maniera equilibrata. Il suo rapporto con il cibo, racconta il giovane a Fanpage.it, è stato problematico:
Sfogavo il mio stress mangiando, così ingrassavo sempre di più, giorno dopo giorno. E gli insulti aumentavano.
Il suo fisico nel tempo è cambiato. Lui ha acquisito sicurezza e la sua voglia di riscatto è andata oltre: per caso, grazie alla segnalazione di un'amica, ha finito per lavorare per Dolce & Gabbana. Un'esperienza unica che Stefano racconta quasi come un sogno:
Ero sconvolto, un sogno incredibile quando mi hanno detto che sarei stato uno dei 90 modelli di Dolce & Gabbana.
Il modello, poi, ha scritto un libro "Quel benedetto tunnel" allo scopo ben preciso di trasmettere un messaggio di speranza e forza a chi si trova nella situazione che Stefano ha dovuto affrontare da solo:
Non arrendetevi mai, non mollate mai.
Il segreto? Chiedere sempre aiuto a qualcuno, agli amici (quelli veri), ai familiari oppure a dei professionisti evitando di combattere da soli questa battaglia. Perché – ed è inutile negarlo – di Stefano in Italia, e nel mondo, ce ne sono migliaia. Vittime di sfottò, insulti e bulletti incuranti del male che arrecano alle loro vittime.