Cucchi, condannati a 12 anni i carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro: omicidio preterintenzionale
Condannati per omicidio preterintenzionale i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro e assolto Francesco Tedesco. È questa la sentenza emessa dopo più di 8 ore di Camera di Consiglio dai giudici della Corte d'Assise di Roma, nell'aula bunker del carcere di Rebibbia, al termine del processo Cucchi bis sulla morte del 31enne romano, arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto sette giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini. L'iter era cominciato nei giorni scorsi con un colpo di scena, vale a dire l'astensione del giudice Federico Bona Galvagno, in quanto, come ha spiegato lui stesso, ex carabiniere in congedo. Una giornata decisiva per il caso, a dieci anni dalla morte di Stefano, dal momento che è arrivata anche la decisione dei giudici del processo in Corte d'Assise d'appello contro cinque medici dello stesso nosocomio con sentenza di prescrizione e una assoluzione. "Siamo alla resa dei conti", aveva detto questa mattina Ilaria Cucchi, arrivata nel penitenziario insieme ai suoi genitori, papà Giovanni e mamma Rita Calore.
La sentenza del processo Cucchi Bis, condannati in tutto 4 carabinieri
La Corte d'Assise di Roma ha dunque condannato a 12 anni per omicidio preterintenzionale i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro. Sono stati loro, secondo la prima corte, a picchiare Stefano Cucchi la sera dell'arresto nei locali della Compagnia Casilina. Il superteste del processo Cucchi e carabiniere sotto processo Francesco Tedesco è stato assolto dall'accusa di omicidio preterintenzionale ma condannato a due anni e sei mesi per falso. Roberto Mandolini è stata condannato a 3 anni e otto mesi, mentre viene prosciolto Vincenzo Nicolardi.
Processo Cucchi, i capi d'accusa dei 5 carabinieri
È stata così in parte accolta la richiesta che il pubblico ministero Giovanni Musarò aveva avanzato all'inizio dello scorso mese di settembre per il gruppo di cinque carabinieri imputati a vario titolo nel processo con le accuse di omicidio preterintenzionale, falso e calunnia rispetto alla morte di Stefano Cucchi. Era stata pertanto chiesta la condanna a 18 anni di carcere Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, i due carabinieri che hanno picchiato e ucciso il geometra 31enne arrestato dai carabinieri il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all'ospedale Sandro Pertini di Roma. Assoluzione per non aver commesso il fatto invece è stata chiesta per Francesco Tedesco. Il pm ha chiesto inoltre la condanna a 3 anni e mezzo per Tedesco per l'accusa di falso e la condanna per la stessa accusa a 8 anni di reclusione per il maresciallo Roberto Mandolini, mentre il non doversi procedere per prescrizione dall’accusa di calunnia è stata chiesta per Tedesco, Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini.
Il colpo di scena all'inizio del processo: astenuto il giudice Bona Galvagno
Fondamentali per la decisione finale sono state le dichiarazioni rilasciate dal carabiniere Francesco Tedesco, uno degli imputati del processo Cucchi bis che ha accusato i due colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo del pestaggio del 31enne ma anche tutta la catena di comando dell'arma per aver cercato di influenzare le indagini. Tra le altre cose Tedesco ha raccontato di un’annotazione di servizio da lui redatta il 22 ottobre 2009 e indirizzata ai suoi superiori in cui raccontava l'accaduto ma che è improvvisamente scomparsa. Episodio questo che era stato confermato in precedenza anche da Riccardo Casamassima, il militare protagonista dell'indagine bis che con la sua testimonianza ha contribuito a fare luce sul caso e che ha spinto sia il Ministero della Difesa sia l’Arma dei carabinieri ha costituirsi parte civile nel processo sui depistaggi.
Caso Cucchi, processo ai medici: prescrizione e una assoluzione
Intanto, nel pomeriggio di oggi, giovedì 14 novembre, è arrivata anche la sentenza sull’altro processo Cucchi, in cui risultavano imputati cinque medici dell'ospedale Sandro Pertini, dove il ragazzo morì nell'ottobre del 2009. La corte, presieduta da Tommaso Picazio, ha assolto Stefania Corbi "per non aver commesso il fatto" e ha recepito le conclusioni del sostituto pg Mario Remus che lo scorso 6 maggio aveva sollecitato la prescrizione nei confronti del primario Aldo Fierro e dei medici Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo che si occuparono a vario titolo del geometra 31enne. Proprio il sostituto procuratore generale Mario Remus nell'udienza del 6 maggio scorso aveva chiesto il non doversi procedere per prescrizione del reato. "La prescrizione del reato è una sconfitta per la giustizia ma questo processo è stato fatto fra mille difficoltà", aveva detto il pg nella sua requisitoria sottolineando come per salvare il 31enne romano "sarebbe bastata un po' di umanità". Gli imputati sono stati accusati prima di abbandono di incapace e poi di omicidio colposo, prima condannati nel giugno 2013 e poi assolti in appello. Successivamente è intervenuta la Cassazione, che ha ordinato un processo d'Appello bis dove i nuovi giudici hanno confermato l'assoluzione. Infine il nuovo rinvio stabilito dalla Suprema Corte che ha dato vita al terzo processo d'Appello.