Stamina, si aggravano le condizioni della piccola Sofia
La piccola Sofia, bambina diventata il simbolo della sperimentazione medica basata sull'infusione di cellule staminali, è stata ricoverata presso l'ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Le sue condizioni si sono aggravate e, secondo quanto riferito a TM News dal padre, non è la prima volta: "A dicembre si era trattato di una bronchite, questa volta siamo tornati all'ospedale per gli effetti della sua patologia, la leucodistrofia metacromatica". Per i genitori di Sofia, l'aggravamento della piccola non è che la conseguenza dell'interruzione delle infusioni: "L'ultima – precisa l'uomo – doveva essere effettuata il 17 febbraio, siamo fermi alla sesta, quella dello scorso 17 dicembre. Ed è la prima volta che la piccola viene ricoverata per gli effetti della patologia".
Il padre di Sofia: "Opinione pubblica plagiata da informazioni sbagliate"
I medici dell'ospedale pediatrico – racconta sempre il padre di Sofia – "scrollano le spalle, spiegano che è tutto legato alla malattia, l'unica cosa che hanno saputo fare è duplicare la dose di psicofarmaci. Sofia appare così sempre più vicina ad uno stato vegetale". L'aggravarsi delle condizioni della piccola riporta d'attualità il tema della validità del controverso metodo Stamina, in attesa dei risultati del comitato scientifico. "L'opinione pubblica – sostiene il padre di Sofia – è stata plagiata da un'informazione che ha voluto dire tutto il male di queste terapie allacciando l'aspetto scientifico a quello amministrativo, politico, di cronaca giudiziaria e quindi tralasciando ciò che di buono questa storia può lasciare per il futuro". Quello di Stamina, "è un caso virtuoso ma che ha le sue ombre. Per dei peccati veniali si è messo tutto al rogo, come i libri durante la rivoluzione culturale in Cina".
Stamina, i Tribunali ordinano infusioni
La sensazione è che sul Metodo Stamina siamo ancora lontani dall'avere chiarezza. Se da una parte il ministro della salute Lorenzin e la comunità scientifica appaiono scettici, dall'altra recentemente i tribunali di Pesaro, Venezia e Catania hanno ordinato le infusioni nei confronti di tre pazienti presso gli Spedali Civili di Brescia. Beatrice Lorenzin non ha preso bene le decisioni della magistratura e, in una nota, ha dichiarato duramente: "Ribadisco che da parte della magistratura ci sono decisioni in contraddizione tra di loro una con l’altra, che la volontà del legislatore non era questa ma un intervento, caritatevole, nei confronti di chi aveva già cominciato le infusioni, prendendo atto che non ci si trova di fronte a cure compassionevoli poiché il metodo non è brevettato né ha avuto alcuna sperimentazione. Se dovessimo dar retta al buon senso – afferma il ministro – attenderemmo prima che si creino situazioni difficili le decisioni del Comitato scientifico lasciando alla scienza e non alla magistratura l’ultima parola su questo caso".