L'altro giorno, a Roma, una ragazza entra in carcere. Aveva avuto una breve relazione con un coetaneo. Lui, ad un certo punto, chiude. Lei ne soffre. Tutto normale. Sono cose che appartengono all'esperienza comune. Ma lei va oltre. Lo massacra di telefonate e sms. Lo segue ovunque. Lo tormenta. Gli mette tre proiettili sotto lo zerbino. Infine ingaggia due uomini per sfregiarlo con l'acido. Il ragazzo viene menomato per sempre. Solo a questo punto lei finisce in galera, forse troppo tardi. In passato aveva perseguitato altri. Chi lo fa una volta, in genere, ci ricasca. E' un infimo virus della personalità. C'è gente che coltiva nell'ombra nevrosi profonde; squarci spaventosi in una bassa autostima. Incapacità di reggere il confronto, misurarsi, sostenere un rifiuto. Persone dall'apparenza inoffensiva si nascondono tra noi. Pericolosi come killer, senza una rete sociale pronta ad isolarli. Mai sottovalutare lo stalking. Mai minimizzare. Ci vuole un attimo per finire in un incubo.