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Matteo Messina Denaro

“Stai morendo, pentiti”. L’appello della clinica La Maddalena a Matteo Messina Denaro

La legale della clinica La Maddalena Alessia Randazzo ha rivolto un appello a Matteo Messina Denaro: “Se facendoti prestare una vita che non meriti, nel cammino della malattia ti fossi specchiato in ognuno dei tuoi errori, adesso parla”.
A cura di Davide Falcioni
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Suona come un vero e proprio appello quello che la clinica La Maddalena di Palermo, per bocca della legale Alessia Randazzo, ha rivolto all'ex paziente Andrea Bonafede, dietro cui si celava la vera identità del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, arrestato lunedì scorso –  16 gennaio – dopo una latitanza durata trent'anni.

Il capo mafia si è curato per circa due anni nella struttura sanitaria palermitana per un tumore, ed è sistematicamente passato inosservato a personali e pazienti: non solo, con alcuni di loro ha addirittura scambiato messaggi in chat.

Ebbene, con un post pubblicato sui social domenica, Randazzo si è rivolta al boss mafioso chiamandolo con il nome che aveva usato quando frequentava l’ospedale oncologico: "Al signor Bonafede avrei da dire una sola cosa: se facendoti prestare una vita che non meriti, nel cammino della malattia ti fossi specchiato in ognuno dei tuoi errori, adesso parla". Secondo la legale della clinica, come già aveva ipotizzato da un oncologo nelle ore successive all’arresto, a Messina Denaro resterebbe poco da vivere a causa delle sue condizioni di salute. Da qui le parole della donna: "Fallo ora che sai che non manca molto al momento in cui quel bambino (Giuseppe Di Matteo, ndr) e tutti gli altri te li ritroverai davanti".

Non mancano però critiche ai tanti che negli ultimi otto giorni hanno sollevato dubbi e sospetti sul personale della clinica e su quanto fossero realmente ignari della vera identità del capo di Cosa Nostra. L’avvocata Randazzo ha commentato: "La volgarità, l’insinuazione, l’illazione sono state le scorciatoie più imboccate in queste ore, quando invece le responsabilità e le risposte sono scritte tutte nella cartella clinica della Repubblica Italiana. Per la quale, mi pare evidente, non c’è schema di terapia che possa condurre a guarigione".

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