59 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Omicidio a Pescara: 17enne ucciso a coltellate

Sputi sul 17enne e sigaretta spenta sul volto: cosa ha raccontato il testimone sull’omicidio di Pescara

I due 16enni fermati a Pescara con l’accusa di aver ucciso a coltellate un 17enne nel parco Baden Powell avrebbero infierito sul corpo della vittima. I due avrebbero infatti sputato sul giovane agonizzante a terra per poi spegnergli una sigaretta in volto.
A cura di Gabriella Mazzeo
59 CONDIVISIONI
immagine di repertorio
immagine di repertorio
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Avrebbero anche infierito sul corpo del 17enne di Rosciano attirato in una trappola e ucciso nel pomeriggio di domenica nel parco di Pescara per un debito di circa 250 euro. I due killer avrebbero inferto all'adolescente 25 fendenti con il coltello da sub, ma non sarebbe tutto: i 16enni ora fermati con l'accusa di omicidio hanno anche sputato sulla vittima agonizzante a terra e perfino spento una sigaretta sul suo volto.

Dopo l'omicidio nel parco Baden Powell, i due adolescenti arrestati sono andati a fare il bagno al mare e qui si sarebbero sbarazzati del coltello da sub usato per uccidere il coetaneo. Sulla spiaggia, secondo quanto riporta il quotidiano abruzzese "Il Centro", si sono poi lasciati andare a battute macabre su come la vittima era stata ridotta. 

Cosa ha raccontato il testimone sull'omicidio del 17enne

I dettagli del delitto sono contenuti nel decreto di fermo. I due ragazzi avrebbero infierito in egual misura sul 17enne: uno dei due ha inferto alla vittima quindici coltellate, l'altro 10. Dal racconto nero su bianco dell'omicidio, secondo gli inquirenti, emerge una totale assenza di empatia emotiva e capacità di comprendere la gravità e l'efferatezza delle azioni commesse. Questo è quanto racconta anche la testimonianza di un ragazzo ascoltato dagli investigatori. Il giovane, che forse faceva parte della comitiva dei due killer rispettivamente figli di un carabiniere e di un noto avvocato, ha raccontato che avrebbe voluto fermarli ma di non "sapere come". "Non sapevo come fare, ero allibito. Sembrava che non ci stessero più con la testa" ha affermato.

Secondo il ragazzo, dopo aver osservato il 17enne a terra agonizzante, i due adolescenti avrebbero comunque proposto di andare al mare a fare il bagno. "Lì si sono disfatti del coltello che avevano avvolto in un calzino sporco di sangue" ha raccontato il testimone.

Il movente: "una questione di rispetto"

Secondo il ragazzo "pentito", i killer continuavano a sottolineare come quella fosse una "questione di rispetto". La vittima, infatti, doveva 250 euro a uno dei due 16enni indagati. Agli inquirenti ha spiegato che tutto il gruppo aveva deciso di incontrarsi alla stazione di Pescara per poi andare al Parco Baden Powell. Uno degli indagati aveva già con sé il coltello. L'omicidio, giurano i testimoni, non era assolutamente contemplato dal resto del gruppo che era convinto di dover "dare una lezione" al 17enne senza però attentare alla sua vita.

Alla domanda sul perché anche l'altro 16enne, pur non avendo nessun credito nei confronti della vittima, abbia deciso di infierire a coltellate, il testimone ha risposto alzando le spalle: "Perché sono amici". Dai verbali emerge che il giovane "creditore" era un piccolo spacciatore, così come la vittima. Dopo l'omicidio, i due si sarebbero vantati di quanto fatto anche con altri amici. 

"La giustizia prima o poi viene a galla – ha dichiarato Olga, nonna del 17enne assassinato -. Non si può uccidere un ragazzo così. Era mingherlino e piccolino. Era buono, aveva i grilli che hanno tutti i ragazzini di questa età ma non era un drogato o un tossico. Aveva tre anni e mezzo quando l'ho preso. L'ho cresciuto io, sono stata la sua mamma". La vittima era stata infatti affidata in tenera età alla nonna e i genitori vivevano  all'estero. Il giovane era fuggito la scorsa settimana da una comunità per minori di Limosano dove si trovava per tornare dalla nonna. Aveva la passione del calcio, giocava spesso a pallone e aveva molti amici.

Da qualche tempo il 17enne viveva a Limosano nella comunità per minori allontanati dalle famiglie. "Lo conoscevo – ha raccontato la sindaca Angela Amoroso – e lo vedevo giocare a calcio con gli altri ragazzi. Venerdì si era allontanato facendo perdere le sue tracce. La denuncia era scattata subito". Ma poi, purtroppo, il 17enne è stato ucciso a coltellate.

59 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views