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Spinse la compagna di classe dalle scale a Pistoia, condannati i genitori: “Non l’hanno educata”

Nell’aprile del 2019 spinse la compagna di classe dalle scale a Pistoia: il tribunale ha condannato i genitori e l’istituto scolastico a risarcire i danni alla famiglia della 14enne rimasta ferita. I familiari della compagna di classe responsabile dovranno pagare 85mila euro di risarcimento, comprensivi di spese legali. Secondo i giudici, i genitori non avrebbero “educato sufficientemente la figlia”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Spinse la compagna di classe facendola cadere a terra durante le lezioni, ora i genitori dovranno pagare un maxi risarcimento. Secondo il giudice, i familiari "non hanno educato a dovere la figlia", non impartendole "un'istruzione consona al rispetto delle regole basilari della coesistenza civile". Avviene a Pistoia, dove nell'aprile del 2019 una ragazzina aveva spinto una compagna di classe in un istituto superiore della città in assenza dei docenti. Per la famiglia della vittima è stato disposto un indennizzo di oltre 85mila euro, comprese le spese legali.

All'epoca, le due allieve 14enni chiesero di uscire qualche minuto dalla classe intorno alle 15. Le due avevano detto di dover raggiungere gli armadietti al piano inferiore della scuola. Poco dopo, nei pressi di una rampa di scale, una delle due ragazzine spinse l'altra con entrambe le mani, facendola cadere di schiena. La 14enne picchiò la testa contro una colonna in cemento e fu trasportata in pronto soccorso, dove le diagnosticarono un trauma cranico e un taglio a partire dal volto di circa 12 centimetri. L'adolescente venne dimessa con 20 giorni di prognosi e in seguito la famiglia chiese un risarcimento per il danno, accusando sia i genitori della compagna di classe, sia l'istituto scolastico.

Durante il processo è stata evidenziata la colpa dei familiari perché, secondo l'accusa, non avevano educato sufficientemente la figlia. Il tribunale ha sottolineato nella sentenza “l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole, tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli”.

L'amministrazione scolastica si è difesa rigettando ogni responsabilità e affermando che il sinistro si era verificato in un ambiente noto alle allieve e privo di particolari profili di pericolosità, in un'uscita autorizzata dall'insegnante. Al momento del fatto, sostiene la scuola, le due erano sorvegliate dalla collaboratrice scolastica che le aveva anche richiamate poiché stavano correndo. La posizione è stata respinta dal tribunale, che in primo grado ha affermato che al momento dell'incidente non vi era invece il personale docente a sorvegliare. Le due erano rientrate in classe dopo la caduta: una piangendo e l'altra ammettendo la spinta.

Il consulente tecnico ha riconosciuto nella quantificazione degli importi anche i danni estetici temporanei e permanenti per l'allora 14enne. Alla fine è stato disposto un indennizzo superiore anche a quanto chiesto dalla famiglia della vittima che aveva avanzato una richiesta di 53mila euro, più le spese mediche.

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