Spiagge negate a Napoli, tra sequestri, occupazioni abusive e inquinamento (REPORTAGE)
Le spiagge a nord dell'area flegrea, tra Napoli e Castel Volturno, sono deserte quest'anno dopo un'ondata di sequestri. Qui, migliaia di famiglie, spesso indigenti, trascorrevano le vacanze estive. Quest'anno, però, chilometri di costa rimangono vuoti e non solo per l'inquinamento visibile ad occhio nudo e per i reflui che sgorgano in acqua dal depuratore di Cuma. A causare la migrazione è soprattutto l'ondata di sequestri effettuata dalla Guardia Costiera di Pozzuoli guidata dal Tenente Comandante Andrea Pellegrino, in ottemperanza alle ordinanze della Procura di Napoli.
Lidi abusivi, ma per una particolare "interpretazione della normativa sulle concessioni", come ci spiega Salvatore Trinchillo, presidente del Sindacato Italiano Balneari della Campania: "La norma di settore è stata modificata nel 2006, eliminando il rinnovo automatico della concessione che vi era in precedenza. Ora, la legislazione prevede che fino al 2020 valga ancora quel regime concessorio, mentre per la magistratura questo non ha più valore e quindi i lidi sono diventati occupanti abusivi di arenili demaniali". L'imprenditore Maurizio Masullo, che gestisce il Lido Smeraldo sul lungomare di Licola, è in sciopero della fame da una settimana, incatenato ai cancelli dello stabilimento sotto un sole cocente. Viene portato via in ambulanza, in un grave stato confusionale. "Queste famiglie -continua Trinchillo- lavorano in estate per guadagnare abbastanza soldi da sopravvivere anche in inverno. Oggi, con questi sequestri, si sono persi 500 posti di lavoro, in un momento nero per le aziende balneari: c'è un calo del 30% di affluenza ai lidi, che mette a rischio oltre 300 mila posti di lavoro in tutta Italia".
Il lungomare di Licola è deserto, gli arenili sono vuoti e chiusi dai sigilli della Polizia Municipale. Resiste soltanto la piccola spiaggia libera, che sorge alle spalle di una struttura abusiva di cemento mai completata tra discariche di rifiuti e pneumatici. Mimmo è il parcheggiatore abusivo che ha occupato la spiaggia, per farsi il bagno bisogna pagargli il dazio di qualche euro. "Ma io non faccio la camorra" si giustifica l'uomo "Io pulisco la spiaggia, ci ho messo anche i bidoni per i rifiuti ed una volta ho pagato 100€ al camion della nettezza urbana per fargli raccogliere tutta l'immondizia accumulata". Mimmo gestisce tutta la spiaggia libera, guada le macchine salvandole dai furti compiuti dagli "zingari" e pulisce la sabbia: "Ci vuole attenzione costante, la mattina qua vengono con i cavalli anche dopo l'orario consentito". Mimmo fa quello che il Comune non riesce più a garantire: la pulizia di un pezzo di spiaggia pubblica.
La strada per il mare di Licola è diventata una discarica abusiva, un vero monte di spazzatura custodito da un giovane immigrato di colore che siede accanto all'ammasso nauseabondo e aiuta gli automobilisti a gettare gli ingombranti. Per pochi euro, il ragazzo prende su di sé il rischio di una denuncia per smaltimento illecito, mentre la montagna di spazzatura cresce giorno dopo giorno a pochi metri dal mare.
L'inquinamento peggiore c'è attorno al collettore del depuratore di Cuma. Quando ci si arriva, la prima cosa che si nota è un'auto rubata data alle fiamme. Un rivolo di acqua nera, proveniente dagli scarichi delle cittadine che si affacciano sul mare a nord di Napoli, viene sversato in mare. Le acque per chilometri hanno assunto un colore rossastro e nero, pezzi di immondizia galleggiando sparsi tra le onde. Eppure, a poche centinaia di metri dal refluo nero, il Comune di Bacoli ha dichiarato balneabili le spiagge di Licola e le analisi condotte dall'Arpac sulle acque in uscita dal depuratore le certificano come nei limiti per presenza di colibatteri e altri inquinanti. Stranamente, però, nessun bagnante osa tuffarsi in questa fogna a cielo aperto.