Spesometro, si avvicina la scadenza del 1 ottobre: ecco come trasmettere le fatture
Si avvicina la scadenza per lo spesometro: il primo ottobre scade il termine per trasmettere i dati delle fatture emesse e ricevute relative al secondo trimestre del 2018. Stessa data anche per chi ha deciso di procedere con la trasmissione semestrale al posto di quella trimestrale: in quel caso vanno inviati i dati relativi al primo semestre del 2018. Lo spesometro consiste nell’obbligo di trasmissione dei dati delle fatture emesse e ricevute: viene previsto l’invio dei dati con il riferimento a ciascun trimestre entro l’ultimo giorno del secondo mese successivo al trimestre di riferimento. Negli scorsi mesi si è più volte parlato dell’abolizione dello spesometro, ma al momento rimane in vigore in versione light. Nel prossimo anno si vedrà, invece, cosa succederà con il passaggio alla fatturazione elettronica che potrebbe comportare l’abolizione dello spesometro.
Le scadenze sono state cambiate dalla scorsa legge di bilancio, prevedendo uno slittamento della data riguardante il secondo trimestre dal 16 al 30 settembre. Quest’anno si passa invece al primo ottobre poiché il 30 settembre cade di domenica. Le ultime novità per lo spesometro sono state introdotte dal decreto Dignità, approvato in estate. Da una parte si è previsto l’esonero per i piccoli produttori agricoli con regime Iva speciale, dall’altra si è deciso di spostare dal 30 novembre 2018 al 28 febbraio 2019 il termine per la comunicazione dei dati relativi al terzo trimestre del 2018. A gennaio, invece, potrebbe cambiare tutto con l’arrivo della fatturazione elettronica e la probabile abolizione dello spesometro.
Quali dati si devono trasmettere
A inizio 2018 l’Agenzia delle Entrate aveva comunicato quali sono i dati che vanno trasmessi, cercando di rendere le operazioni più semplici. È necessario trasmettere i dati riguardanti la partita Iva dei soggetti coinvolti nelle operazioni o il codice fiscale dei soggetti che non agiscono nell’esercizio di imprese, arti e professioni; i dati della fattura, comprendenti numero e data di emissione; la base imponibile; l’aliquota applicata; la tipologia di operazione ai fini dell’Iva nel caso in cui l’imposta non sia indicata nella fattura. Per quanto riguarda le fatture piccole, al di sotto dei 300 euro, è possibile registrarle cumulativamente e trasmettere i dati nel documento riepilogativo.
Le multe
Per chi invia con ritardo la documentazione richiesta dal Fisco o commette qualche errore nella compilazione, sono previste delle sanzioni. Nello specifico, sono due euro di multa ogni fattura, con un massimo di mille euro per trimestre. C’è anche la possibilità di ricorrere alla formula del ravvedimento operoso, una soluzione che comporta una riduzione delle sanzioni.