Spenti i “tutor” in autostrada, la sentenza diventa esecutiva
In queste ore tutti i sistemi "tutor" presenti sulle autostrade italiane saranno spenti e si bloccherà di fatto l'intero sistema elettronico di controllo della velocità media lungo le arterie principali del Paese. Sono le conseguenze della sentenza emessa ad aprile dalla Corte d'Appello di Roma che aveva condannato Autostrade per l'Italia per contraffazione del brevetto dei tutor di cui è titolare un’azienda di Greve in Chianti (Firenze), la Craft. Nelle scorse ore infatti i giudici hanno respinto anche il ricorso presentato da Autostrade che chiedeva almeno la sospensione dell’esecutività della sentenza di condanna in attesa della definizione di un ulteriore ricorso in Cassazione, dando il via libera quindi allo stop immediato del sistema.
La Corte d’Appello di Roma in effetti non solo aveva condannato Autostrade per l’Italia per “contraffazione del brevetto” ma contemporaneamente aveva anche ordinato di fermare e quindi rimuovere tutte le attrezzature esistenti. In realtà i tempi della dimissione non sono stati comunicati e mancano documenti che attestino lo stop definitivo, ma la sentenza è di immediata applicazione e quindi il famoso Tutor che ha rivoluzionato il controllo elettronico di velocità sulle autostrade, calcolando la velocità media dei mezzi fra una porta e l'altra, non può più funzionare. Nella sentenza la Sezione specializzata in materia di impresa della Corte d’appello di Roma ha respinto entrambi i punti a difesa di Aspi, che controlla il sistema per contro di Autostrade: vale a dire la sicurezza stradale e l'irreparabilità del danno che la distruzione del sistema comporterebbe.
Secondo i giudici infatti la sicurezza stradale è compito dello stato e non di una società mentre l'irreparabilità non è accertata perché basta riprogrammare il software e non distruggere fisicamente gli impianti esistenti. A favore di Autostrade invece la decisione di respingere la richiesta Craft di trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica per avviare un’indagine per il reato di contraffazione. Per i giudici infatti non si può al momento accertare se esistano i presupposti per questo reato a causa delle "contrastanti decisioni succedutesi nei vari gradi di giudizio" di questo contenzioso che va avanti da una decina d’anni.