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Sparò in strada ai migranti: scarcerato Luca Traini, l’autore della strage razzista di Macerata

Dopo sette anni di reclusione il 36enne, condannato per strage aggravata dall’odio razziale, è potuto tornare in libertà. Il 3 febbraio del 2018 Traini, già candidato con la Lega e noto militante di estrema destra, ferì a colpi di pistola sei migranti di origine africana.
A cura di Davide Falcioni
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Luca Traini – il 36enne di Tolentino che il 3 febbraio del 2018 ferì a colpi di pistola sei migranti di origine africana individuati a caso lungo le strade di Macerata sparando dalla sua Alfa 147 nera – è tornato in libertà – con affidamento ai servizi sociali – dopo sette anni di carcere. Traini, che era stato arrestato il giorno stesso al monumento dei caduti di Macerata mentre brandiva una bandiera tricolore, agì dopo l'omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio di quello stesso anno da uno spacciatore nigeriano. Fu lo stesso marchigiano a mettere ripetutamente in correlazione il suo attentato con l'uccisione della giovane.

Il 36enne – militante di estrema destra nella cui casa furono trovate bandiere con la croce celtica e il Mein Kampf, nonché ex candidato della Lega alle elezioni comunali di Corridonia – era stato quindi condannato a 12 anni di reclusione per strage con l'aggravante dell'odio razziale confermata nel 2021 dalla Corte di Cassazione. Il Tribunale di sorveglianza, tuttavia, ha accolto l'istanza di scarcerazione presentata dal suo avvocato, Sergio Del Medico: alla base della decisione il riconoscimento, da parte dei giudici, del fatto che Traini abbia avuto un percorso di "revisione critica" della sua condotta, comprendendone la gravità e il dolore causato.

Il momento dell'arresto di Traini
Il momento dell'arresto di Traini

"All’esito di un percorso che ha svolto in modo esemplare – ha commenta il suo legale a Cronache Maceratesi -. Il carcere per lui ha perfettamente svolto la funzione rieducatrice. La richiesta di affidamento in prova è stata accolta per due motivi. Il tribunale di Sorveglianza ha ritenuto vi sia stata la revisione critica che lui ha fatto del proprio vissuto e dell’episodio che portò al suo arresto e alla sua condanna. Una revisione critica in cui ha compreso l’enormità e soprattutto l’inutilità di quel gesto, il danno e il dolore che quel gesto ha causato. Ed è stato dimostrato nel corso di tutte le sedute con gli psicologi che ha svolto.

Da un paio d'anni il 35enne, che in carcere ha frequentato diversi corsi e ha partecipato anche una gara di poesia, poteva dedicarsi anche al lavoro con un'azienda agricola nei pressi del penitenziario anconetano di Barcaglione, a custodia attenuata, dove svolgeva mansioni di pastore di pecore. Traini ora tornerà a vivere a Tolentino, avrebbe già trovato un lavoro e vorrebbe risarcire le vittime del reato; dovrà comunque rispettare alcune prescrizioni. Non potrà uscire di casa dalle 22 alle 7 del mattino né recarsi fuori dalla provincia di Macerata senza il permesso di un giudice, né potrà avere contatti con persone pregiudicate.

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