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Orrore a Macerata, spari contro gli immigrati

Sparatoria Macerata: Luca Traini resta in carcere, Cassazione dice no ai domiciliari

Luca Traini resterà in carcere: la Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa dell’uomo che il 3 febbraio dello scorso anno sparò contro sei africani per strada a Macerata pensando di vendicare Pamela Mastropietro, uccisa a 18 anni. Gli avvocati avevano chiesto per lui gli arresti domiciliari.
A cura di Susanna Picone
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Luca Traini resterà ancora in carcere. È stato rigettato il ricorso presentato dai suoi avvocati ai giudici della Corte di Cassazione. L’uomo di Tolentino che il 3 febbraio dello scorso anno sparò contro alcuni africani che si trovavano in strada a Macerata resterà dunque in carcere e non ai domiciliari come aveva chiesto l'avvocato Giancarlo Giulianelli, ora in attesa delle motivazioni dei giudici della Corte di Cassazione. Per la sparatoria di Macerata Traini è stato condannato dai giudici della corte d'assise di Macerata a dodici anni, come chiesto dall’accusa, al termine di un processo con il rito abbreviato: era imputato per strage aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’arma. Sei persone rimasero ferite dai colpi di Traini che disse di aver agito per “vendicare” Pamela Mastropietro, la diciottenne romana uccisa e trovata fatta a pezzi pochi giorni prima in due trolley nelle campagne di Macerata. Prima della sentenza di condanna dello scorso ottobre Traini si scusò per quanto provocato a Macerata: “In carcere ho capito che il colore della pelle non c'entra”, aveva detto l’imputato consapevole che “un poco di buono può essere sia bianco sia nero”.

Per la difesa Traini non è pericoloso – L’avvocato Giulianelli aveva ammesso, prima della decisione della Cassazione, che c’erano tante ragioni che avrebbero potuto portare i giudici a respingere la loro richiesta di domiciliari. “Ho visto Luca Traini una settimana fa, gli ho detto di non farsi troppe speranze – aveva spiegato il legale all’Adnkronos -. Ci sono tante ragioni che spingono verso l’accoglimento della nostra richiesta dei domiciliari ma tante altre di carattere giuridico perché sia respinta”. I domiciliari per Traini erano già stati chiesti dal suo legale in Corte d’Assise, che però aveva respinto l’istanza. Da lì la decisione di rivolgersi al Tribunale del Riesame di Ancona. “Certo – aveva spiegato l’avvocato Giulianelli – il clamore mediatico ha alzato l’asticella, mi aspetto però che le norme processuali vengano applicate. Non ci sono elementi per ritenere pericoloso il mio assistito, o meglio si può far scontare la pena anche ai domiciliari con il braccialetto elettronico”.

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